L'inchiesta nasce da una indagine di mafia condotta dalla Guardia di finanza che, attraverso una serie di intercettazioni, ha accertato che alcuni candidati alle elezioni regionali e comunali offrivano denaro e posti di lavoro in cambio di voti
Mineo è accusato di essere il prestanome del nipote del boss dell'Acquasanta, che dovrà rispondere invece di associazione mafiosa: adesso l'accusa formula la richiesta di condanna
PALERMO, 6 GIUGNO 2013 – “Non sono mai stato prestanome dei boss”. Si è difeso così l’ex deputato regionale Franco Mineo nel corso del processo che lo vede imputato con accuse che vanno dalla fittizia intestazione di beni, aggravata dall’agevolazione di Cosa nostra, al peculato, alla malversazione e all’usura.