È caos discoteche dopo lo stop del governo. Silb Fipe, associazione italiana imprese di intrattenimento da ballo e di spettacolo, ha deciso di ricorrere al Tar del Lazio per la riapertura dei locali. Una situazione che ha spaccato letteralmente a metà mondo politico, tra chi è a favore delle chiusure per limitare i contagi e chi invece vorrebbe che vi fossero più controlli senza arrivare alla soluzione estrema della chiusura.
“È innegabile che una condizione di assembramento si possa creare con piu’ velocita’ li’ che da altre parti – ha commentato stamane il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia – ma non si puo’ dire che chiudendo le discoteche si risolva il problema, anzi per assurdo ne avremo di piu’”. Completamente opposta, invece, l’opinione di Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all’Universita’ di Padova: “Penso che sia un provvedimento coraggioso e coerente, che mette fine a una Babele di voci e di provvedimenti e che sicuramente da’ un segnale ai giovani – ha detto ai microfoni di Sky TG 24- . Penso abbia anche un impatto sulle trasmissioni perché le discoteche sono un luogo in cui sicuramente è favorita la diffusione del virus, perché si entra involontariamente in contatto con persone che non si conoscono”.
Dopo la chiusura delle discoteche è caos
“Contro il Covid serve un aiuto a rispettare le regole, non chiusure. Dopo le discoteche, saranno le spiagge, poi i ristoranti e quindi le scuole – ha detto il sindaco di Riccione, Renata Tosi -. Serve aiuto, non chiusure arbitrarie. Non sono i luoghi che favoriscono i contagi, la differenza la fanno i comportamenti per tutelare la salute”.
Più diretto e forte il pensiero del deejay, Linus, che su Instagram ha scritto: “I gestori delle discoteche – scrive Linus – non sono esattamente una categoria al di sopra di ogni sospetto, ma come puoi pensare che la gente in un locale non faccia quello per cui c’è andata, cioè stare insieme? Perché le avete fatte aprire, eravate ubriachi o interessati? A Ibiza, capitale delle discoteche europee, hanno avuto il coraggio di tenerle chiuse, qui ogni zona poteva decidere in funzione dei casi della regione”.