L’ultimo saluto a George Floyd, a Houston, unisce un paese che si riscopre ancora una volta incapace di superare definitivamente la piaga del razzismo. Big Floyd, come lo chiamavano gli amici, è stato sepolto accanto alla mamma Larcenia, morta nel 2018: e da lui più volte invocata poco prima di spirare sotto il peso del ginocchio dell’agente di polizia.
“In America è l’ora della giustizia razziale – tuona Joe Biden – Non possiamo ancora una volta voltate le spalle, ignorare quel razzismo che continua a pungere la nostra anima, quell’abuso sistematico che rappresenta ancora una piaga del nostro Paese”. Commoventi le parole della nipote di George,Brooke Willimas: “Qualcuno dice ‘Make America Great Again’, ma quando mai l’America è stata grande! Basta crimini d’odio, per favore, basta! Perchè il sistema deve essere così malvagio e corrotto? Bisogna fare giustizia”, riporta l’Ansa.
E se in occasione della cerimonia è la commozione a fare da padrona, subito dopo torna a montare la rabbia. L’ondata di video shock si susseguono senza tregua e mostrano ancora una volta la brutalità e l’uso eccessivo della forza da parte della polizia statunitense. In New Jersey, Maurice Gordon di 28 anni, fermato da un agente per eccesso di velocità, viene prima aggredito con lo spray urticante e poi crivellato di colpi nonostante fosse disarmato. Il poliziotto è stato sospeso in attesa dei risultati delle indagini.
Il caso Floyd e le provocazioni di Trump
La Cnn intanto trasmette le immagini di un poliziotto che arresta un uomo di 40 anni, Javier Ambler, anche lui afroamericano, ad Austin, in Texas, per non essersi fermato all’alt della polizia. Dopo un inseguimento Ambler scende dall’auto disarmato e con le mani alzate, ma nel bloccarlo gli agenti premono sul suo collo, mentre l’uomo si sente implorare più volte “non riesco a respirare”. Alla fine Ambler perde i sensi e muore prima dell’arrivo dei soccorsi. L’episodio risale al 28 marzo 2019. La “violenza cieca e insensata che spesso ha radici lontane”, come sottolineato dal reverendo Al Sharpton che ha tenuto l’elogio funebre, non sono mai stati estirpati.
Dal canto suo il presidente Trump non arretra di un millimetro e continua pericolosamente a provocare. Secondo lui, l’anziano manifestante scaraventato a terra dai poliziotti a Buffalo sarebbe in realtà “un provocatore antifascista” che voleva sabotare gli apparecchi radio degli agenti. “Se fosse tutta una montatura?“, si chiede il tycoon. Martin Gugino, 75 anni, è ora fuori pericolo, ma le immagini del sangue che scende a fiotti dalla sua testa dopo l’impatto con il marciapiede continuano a turbare l’intera comunità internazionale.