La crisi economica attuale non ferma il progetto del lancio sul mercato di un nuovo vino rosato di Nero d’Avola della cantina Funaro di Santa Ninfa, reduce dai recenti riconoscimenti ottenuti per le sue etichette biologiche.
In un momento storico come quello attuale in cui tutto sembra drammaticamente fermo e statico a causa dell’emergenza sanitaria globale, la scelta coraggiosa di aziende che, a dispetto delle difficoltà economiche mondiali o, piuttosto, proprio per fronteggiarle, decidono di lanciare un nuovo vino sul mercato, appare meritevole e degna di attenzione.
E’ questo il caso della cantina Funaro. l’azienda ecosostenibile con sede a Santa Ninfa e con vigneti anche a Salemi, in provincia di Trapani, creata nel 2003, dai fratelli Giacomo, Clemente e Tiziana Funaro che, partendo dall’azienda agricola di famiglia, hanno dato vita ad una nuova realtà imprenditoriale, passando dalla vendita delle uve alla loro vinificazione per la creazione di etichette di grande raffinatezza ed eleganza.
Si tratta di una zona a spiccata vocazione vitivinicola in cui crescono rigogliose sia varietà autoctone, quali Inzolia, Cataratto, Grillo, Zibibbo, Nero d’Avola e Perricone, che internazionali, quali Chardonnay, Muller Thurgau, Syrah, Merlot e Cabernet Sauvignon, che la famiglia Funaro, insieme ai suoi validi collaboratori, coltiva con impegno e dedizione.
E non è un caso se proprio dal Nero d’Avola in purezza, il vitigno a bacca rossa principe degli autoctoni siciliani, sia nato il rosato che rappresenta, oggi più che mai, una sfida non solo per l’azienda, ma per tutta la Sicilia, che la cantina Funaro ha tutta l’intenzione di vincere.
L’ultimo nato in casa Funaro, è stato imbottigliato a febbraio ed è in commercio dai primi di aprile 2020. Grazie alla breve permanenza a contatto con le bucce, di circa 5 ore, ha un colore rosa cipolla scarico, che richiama lo stile dei vini provenzali, come richiesto dai mercati di Australia, Belgio e Danimarca. Ma i suoi profumi, intensi e persistenti, mantengono fede alle aspettative che ci si attende da un Nero d’Avola e che consente alla cantina Funaro di portare, con orgoglio, un pezzo di Sicilia, in giro per il mondo.
La particolare attenzione che, da sempre, l’azienda ha riservato al biologico, ufficializzata nel 2011 grazie alla certificazione “Bio”, ha ottenuto, di recente, un ulteriore riconoscimento con l’inserimento della cantina Funaro all’interno della “Guida Vini Bio – Edizione 2019/2020”, consultabile on line, alla quale hanno accesso solo le aziende con certificazione biologica. In particolare, hanno ottenuto la menzione speciale (Coccinella d’Oro) l’Inzolia 2018 e lo Spumante Metodo Classico Extra Brut Millesimato 2014, mentre il Mondura 2018, il Passo di Luna Bianco 2018 e il Pinzeri 2018 hanno ottenuto cinque coccinelle ( punteggio massimo).
“Sin dall’inizio abbiamo condotto la nostra azienda sulla strada del biologico, l’unica via, secondo noi, percorribile per contribuire alla salvaguardia del Pianeta essendo meno impattanti possibile – spiega Giacomo Funaro -. I riconoscimenti ricevuti, tra cui il recente inserimento nella Guida Vini Bio, per noi rappresentano il giusto incentivo per accettare sempre nuove sfide. Tra queste lanciare sul mercato un vino rosato ottenuto dal nostro Nero d’Avola è per noi un modo di reagire alla crisi economica mondiale usando ciò che abbiamo di più prezioso, ovvero il nostro prezioso patrimonio territoriale”.
Rosa buccia di cipolla scarico. Al naso è ampio, intenso e fruttato. Prima arriva il melograno, seguono le fragoline di bosco, more e ribes. Chiudono accenni di litchi e acqua di rose. In bocca il sorso è fresco e vibrante, sorretto da una vispa acidità che ne accentua la persistenza e ne mantiene vivido a lungo il ricordo al palato.
Ideale per accompagnare aperitivi e antipasti a base di salumi e formaggi, sarà perfetto anche in abbinamento a primi piatti a base di pasta fresca condita con sughi semplici e genuini ma anche zuppe di pesce, fritti misti e risotti dalla mantecatura delicata. Ottimo con pizza, sfincione, “pizzelle fritte” e “paste cresciute”.