Riaprono oggi, in Italia, le librerie, le cartolerie e i negozi di vestiti per neonati e bambini. Ripartono le attività forestali, l’industria del legno e anche la produzione di computer. Questo quando stabilito dall’ultimo DPCM.
Il lockdown continua in maniera serrata fino al 3 maggio, ma si permette la riapertura di alcuni negozi, come annunciato dallo stesso premier, che ha parlato di qualche “piccola variazione”.
L’Italia si prepara dunque a ripartire, ma non siamo ancora nella fase 2. Continua, infatti, la stretta sui rientri dall’estero e sui viaggi di lavoro nel nostro Paese, con controlli agli imbarchi e stop ai viaggi per chi ha la febbre.
Riprende la produzione del sughero, degli articoli in paglia e i materiali da intreccio. Via libera anche alle attività di riparazione e manutenzione di aerei e treni, oltre alla cura e manutenzione del paesaggio. Riprendono a lavorare le opere idrauliche.
Autorizzate anche le attività degli organismi internazionali, come l’Onu e le sue agenzie, proseguono anche le attività di call center, ma, a differenza del precedente Dpcm, scaduto per Pasquetta, viene precisato, nel testo del decreto, che vengono consentite “in entrate (Inbound)” e comunque “nei limiti in cui siano espletate in relazione alle attività di cui agli allegati al presente decreto”.
Siamo davvero pronti alla fase 2? Sono in molti ad avanzare ancora dubbi, come ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia.
“Nella fase due entreremo dal 4 maggio, dobbiamo ancora mantenere la barra dritta”, afferma in un’intervista al Corriere della Sera.
“Siamo nella fase in cui vediamo le prime luci e dobbiamo difendere i risultati raggiunti. Capisco la voglia di uscirne, ma i numeri ci dicono che siamo ancora dentro l’emergenza. Se il presidente Emmanuel Macron prolunga il lockdown all’11 maggio, è perchè sa che senza salute non c’è economia”, sottolinea Boccia, per il quale “parlare di normalità vuol dire illudere la gente, perchè se fai un errore distruggi settimane di sacrifici di tutti. A chi non ha colto l’insegnamento di questi 45 giorni perchè annebbiato dal dio denaro, ricordo che l’Italia conta 160 mila casi e 20 mila morti. Chi pensa che il futuro sarà come il passato pre coronavirus, non ha capito in che fase del mondo siamo entrati. Ai fautori dell’aprire a tutti i costi ricordo che la solidarietà è venuta dal volontariato, dai medici e dagli infermieri partiti anche a Pasqua per andare in corsia al Nord, mettendo a rischio la loro salute”.
E sulle Regioni che procedono in ordine sparso, il ministro afferma: “I presidenti che vogliono riaprire se ne assumono la responsabilità, come ho detto a Fugatti che guida la Provincia di Trento e vuole sbloccare alcuni cantieri. Non è meglio aspettare la valutazione sulle classi di rischio di ciascun lavoratore, pronta fra sei o sette giorni? Perche’ partire prima, rischiando che si accenda un focolaio? Consiglio di seguire le linee della comunità scientifica e le scelte del governo”.