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Ranch da incubo: ne parla il documentario su Michael Jackson

Sono passati 11 anni dalla morte di Michael Jackson e ancora il processo per molestie sui minori resta vivo nel nostro ricordo. E anche se non fosse così, a rinverdire il lato oscuro della vita del cantante, ci pensa Dan Reed con un documentario dal titolo Leaving Neverland.

Dan Reed, che ha già svolto altre inchieste per conto della BBC, si concentra principalmente sulle testimonianze di due uomini: Wade Robson e James Safechuck, il primo conobbe il cantante grazie a un concorso e il secondo recitava con lui in uno spot della Pepsi.

I due raccontano cosa accadeva al Ranch, e il modus operandi parrebbe essere sempre lo stesso: regali di extra-lusso al bambino e alla famiglia, viaggi in posti esotici e interi pomeriggi passati tra le giostre del favoloso Ranch. Poi arriva la richiesta di far restare il bambino da solo a dormire e da lì in poi racconti si fanno più macabri.

Ma quanta verità c’è in queste parole? Per quanto riguarda la fondazione che gestisce l’eredità della pop star nessuna, tanto è vero che hanno già sguinzagliato un team di avvocati sul piede di guerra per denunciare la HBO. Fu a causa di queste stesse accuse, infatti, che Michael Jackson finì in tribunale, in un processo che lo dissanguò sotto tutti i punti di vista. Sebbene ne sia uscito innocente grazie proprio alla testimonianza dell’allora bambino Jams Safechuck, oggi gli si rivolta contro passando dall’altro lato e raccontando un lato brutale e oscuro della star.

I fan però rifiutano queste dichiarazioni sostenendo che non può essere possibile che quel regno di gioia, Neverland Ranch, creato proprio per regalare un momento di serenità a bambini anche con storie sfortunate alle spalle, possa aver rappresentato, invece, un regno del terrore.

Il documentario di Reed comunque non migliora la situazione: il ranch che nel 2015 era stato messo in vendita per la cifra di 100 milioni di dollari, ora sarebbe acquistabile a 31.

Paola Chirico

Ho 25 anni e nella vita aspetto l'ora di pranzo a livello amatoriale. Da grande sogno di aprire un'agenzia di comunicazione tra Louis Vuitton e il buon gusto e nel tempo libero presiedo un'associazione che si occupa di recuperare i fondi per la ricerca del buonsenso. Attualmente collaboro con testate web e blog trattando temi che abbiano attinenza col mondo del cinema e delle serie tv, e per citare Scorsese: “Andare al cinema è come andare in chiesa per me, con la differenza che la chiesa non consente il dibattito, il cinema si.”

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