“Per la prima volta nella storia dell’Inps e come riconosciuto anche dalle organizzazioni sindacali e dai Ministeri vigilanti, ho avviato un processo di riorganizzazione partecipato e trasparente: 7 mesi di incontri con personale, dirigenti, Consiglio di indirizzo e vigilanza e sindacati; ho anche suddiviso i dirigenti apicali in tre gruppi di lavoro da cui sono emerse le decisioni più importanti, discussi poi in incontri e convention con 500 dirigenti di seconda fascia. Quindi il percorso è stato focalizzato su temi, strategie, assetti, scelte organizzative per migliorare servizi all’ utenza e efficienza”. Lo scrive il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, in una lettera al quotidiano La Stampa.
“Poi, al momento dell’individuazione dei titolari degli incarichi, invece di trattare con leader politici e sindacali, come voci del passato riportavano, ho chiesto una previa selezione a una commissione di tre professori universitari e la proposta al Direttore generale sulla base dei principi delle competenze, della rotazione, dell’osmosi fra centro e territorio, portando sul territorio chi non c’era mai stato e riportando dal territorio direttori che avevano lavorato in trincea”, aggiunge.
“Inps si è dato un regolamento di rotazione nel 2017, di cui pare che i 2-3 dirigenti che oggi si lamentano si siano dimenticati e che peraltro non hanno mai impugnato, e che prevede il principio generalizzato della rotazione degli incarichi, a garanzia e tutela della trasparenza”, aggiunge Tridico, che spiega: “Lo Stato colloca i dirigenti INPS al tetto più alto delle retribuzioni pubbliche, a 240 mila euro all’anno, ma devono essere disposti a spostarsi quando l’amministrazione glielo chiede, perché l’Inps sta a Roma come a Milano, in Sardegna come a Napoli. Siamo presenti su tutto il territorio nazionale e deve essere un onore rappresentare l’Inps e lo Stato non solo nei palazzi romani”. (ITALPRESS)