Manca l’annuncio di una guerra imminente, ma il Parlamento turco si è pronunciato chiaramente: “sì” all’invio di truppe in Libia a supporto del governo riconosciuto dalle Nazioni Unite di Fayez al-Sarraj. Se il generale Haftar, spiega Ansa, decidesse di ritirare le sue truppe, Ankara farebbe a sua volta un passo indietro. Il conflitto, secondo le stime dell’Onu, ha finora causato la morte di oltre 2.000 combattenti e più di 280 civili.
Nel corso di una sessione parlamentare straordinaria, i parlamentari turchi hanno hanno quindi dato il loro via libera all’azione militare in Libia con 325 deputati a favore e 184 contrari. Si tratta però di una mossa che rischierebbe di alimentare nuovamente una guerra civile.
Turchia, ok all’invio di truppe in Libia
Dura la condanna dell’Italia che continua a spingere per l’invio di una missione diplomatica dell’Ue. Anche gli Stati Uniti hanno preso posizione con Trump che in una telefonata con Erdogan ha messo in guardia contro ogni “interferenza straniera”. “Il voto del Parlamento turco sulla Libia aumenta le tensioni in un quadro già drammatico”, ha dichiarato il viceministro degli Esteri Marina Sereni.
Nei giorni scorsi il premier Giuseppe Conte aveva telefonato a Erdogan per “scongiurarlo” di evitare la svolta militare. Subito dopo il voto di Ankara anche Bruxelles ha ribadito il suo appello a “cessare tutte le azioni militari e riprendere il dialogo politico” e messaggi di disapprovazione sono arrivati da Algeria, Egitto e dalla Lega Araba.