Baghdad, raid Usa uccide il generale iraniano Soleimani per ordine di Trump

di Redazione

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Baghdad, raid Usa uccide il generale iraniano Soleimani per ordine di Trump

| venerdì 03 Gennaio 2020 - 07:27

Un raid delle forze americane uccide a Baghdad il generale iraniano Qassem Soleimani. Secondo le prime indiscrezioni, l’attacco sarebbe stato condotto con un drone e ordinato dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

Immediata la reazione di Teheran che accusa Washington di terrorismo e fa sapere che ci saranno ritorsioni.

Baghdad, raid Usa uccide il generale iraniano Soleimani per ordine di Trump

Soleimani era una delle figure chiave dell’Iran, molto vicino alla Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, e considerato da alcuni il potenziale futuro leader del Paese. Il raid americano rischia così di inasprire ulteriormente i rapporti tra i due Paesi e aumentare le tensioni tra gli Stati Uniti e l’intero Medio Oriente.

Iran: dura vendetta attende i criminali

“Il lavoro e il cammino del generale Qassem Soleimani non si fermeranno e una dura vendetta attende i criminali, le cui mani nefaste sono insanguinate con il sangue di Soleimani e altri martiri dell’attacco della notte scorsa”, ha detto la guida suprema iraniana Ali Khamenei riferendosi all’attacco.

“L’atto di terrorismo internazionale degli Usa con l’assassinio di Soleimani, la forza più efficace nel combattere il Daesh, Al Nusrah e Al Qaeda, è pericolosa, una folle escalation”, ha detto il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, aggiungendo: “Washington si assumerà la responsabilità di questo avventurismo disonesto”.

 

Il Pentagono si assume la responsabilità del raid

“Il generale Soleimani stava mettendo a punto attacchi contro diplomatici americani e personale in servizio in Iraq e nell’area”, afferma il Pentagono confermano il raid e assumendosene la responsabilità.

“Il generale Soleimani e le sue forze Quds sono responsabili della morte di centinaia di americani e del ferimento di altri migliaia”, aggiunge il Pentagono, precisando che il generale iraniano è stato anche il responsabile degli “attacchi contro l’ambasciata americana a Baghdad negli ultimi giorni”.

Il raid punta a essere un “deterrente per futuri piani di attacco dell’Iran. Gli Stati Uniti continueranno a prendere tutte le azioni necessarie per tutelare la nostra gente e i nostri interessi del mondo”, mette in evidenza il Dipartimento della Difesa.

La dichiarazione del Pentagono arriva dopo ore di confusione, fra voci che si rincorrevano e nessuna rivendicazione della responsabilità. Trump, avvolto nel silenzio, si è limitato a twittare una foto della bandiera americana prima che il ministero della Difesa uscisse alla scoperto.

L’attacco americano segue l’avvertimento lanciato dal ministro della Difesa, Mark Esper. Secondo quanto riferisce Ansa.it, negli ultimi giorni sono stati numerosi i tentativi di penetrare il compound che ospita la sede diplomatica Usa nella capitale irachena. La tensione è salita sempre di più a causa della guerriglia che ne è derivata.

La reazione dell’Iran

Quando la televisione irachena ha annunciato la morte del generale Soleimani, l’Iran a cominciato a pensare che vi fossero gli Stati Uniti anche dietro alla morte di Abu Mahdi al-Muhandis, il numero due delle Forze di mobilitazione Popolare (Hashd al-Shaabi), la coalizione di milizie paramilitari sciite pro-iraniane attive in Iraq.

La Guardia Rivoluzionaria iraniana, confermando la morte di Soleimani, afferma che il generale è stato ucciso da un attacco sferrato da un elicottero americano.

Secondo le ricostruzioni iniziali, Soleimani e Mohammed Ridha, il responsabile delle public relation delle forze pro-Iran in Iraq, erano da poco atterrati all’aeroporto internazionale di Baghdad ed entrati in una delle due auto che li attendeva quando l’attacco è stato sferrato.

L’attacco è seguito al lancio di tre razzi all’aeroporto che non causato alcun ferito.

Aumenta la tensione fra Stati Uniti e Medio Oriente

L’uccisione di Soleimani rischia di avere ripercussioni profonde nei rapporti tesi fra Washington e Teheran, in Medio Oriente ma anche negli Stati Uniti. Non è infatti chiaro se Trump abbia o meno avvertito qualcuno in Congresso dell’attacco.

Se non lo avesse fatto, il rischio per il presidente è quello di aprire un nuovo fronte di scontro oltre a quello dell’impeachment e innervosire anche alcuni senatori, che potrebbero fargli mancare il loro appoggio in Senato per il processo per la sua messa in stato di accusa.

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