Il 26 per cento in più di ettolitri certificati, una superficie vitata quasi triplicata in otto anni, 44 viticoltori impegnati nella produzione. Tre dati che fotografano la piccola ma operosa realtà della Doc Salaparuta, in provincia di Trapani, al centro di quella Valle del Belìce devastata dal terremoto del 1968. Una Denominazione, nata nel 2006, caratterizzata da un unico territorio, Salaparuta, appunto, all’interno del quale il disciplinare stabilisce che debba avvenire l’intero processo di produzione del vino.
La Doc Salaparuta fa registrare nel 2019 una crescita da 667 a 854 di ettolitri certificati (nel 2012 erano appena 200) e una superficie di 970 ettari vitati nel 2018 (nel 2011 erano 292). A farla da padrone il Nero d’Avola che occupa il 73,35% della produzione totale. Il resto viene lasciato al Catarratto (8,3%), al Grillo (5,8%), al Nero d’Avola riserva (4,4%), al Salaparuta Rosso (3,8%), al Sauvignon riserva (2,2%) e al Salaparuta Bianco (2%).
I dati, frutto di uno studio dell’Irvo (Istituto regionale del vino e dell’olio), sono stati presentati nel corso della prima edizione di “Salaparuta – Wine & Jazz”, la due giorni organizzata dal Consorzio Doc Salaparuta. Degustazioni, il villaggio gastronomico, cooking show, visite in cantina e scoperta del territorio alla base della manifestazione che ha avuto sullo sfondo anche momenti musicali e di approfondimento.
“Per valorizzare l’areale, la scelta del Consorzio è stata quella di preservare l’integrità e la qualità dell’intera filiera, tutelando la millenaria storia vitivinicola del territorio – ha detto Pietro Scalia, presidente del Consorzio – Nel nostro disciplinare, infatti, è previsto che l’intera filiera di produzione, dalla vigna alla bottiglia, debba ricadere all’interno dei confini del nostro piccolo comune”. L’obiettivo primario, spiega Scalia, è quello di arrivare a una produzione di almeno 500 mila bottiglie entro 10 anni, puntando tutto sul Catarratto, Grillo e Nero d’Avola. I vini del Consorzio guardano soprattutto al Nord Europa: “Lavoriamo moltissimo con la Germania – conclude il presidente – l’Olanda, la Svizzera, oltre ovviamente all’Italia. Un buon 10%, inoltre, riesce a oltrepassare i confini dell’Europa”.
Particolarmente significativo il legame tra la musica jazz e la piccola Salaparuta: la prima edizione di “Salaparuta Wine&Jazz” è infatti dedicata alla memoria di Nick La Rocca, musicista, compositore, arrangiatore e bandleader statunitense di origine siciliana. Nato a New Orleans da genitori siciliani – il padre era di Salaparuta, la madre di Poggioreale – è considerato un pioniere del jazz classico.