L’infermiere di famiglia/comunità entra ufficialmente a far parte dei pilastri dell’assistenza territoriale in tutto il Paese. Il Patto per la salute appena approvato prevede che accanto ai medici di medicina generale, ai pediatri di libera scelta e agli specialisti ambulatoriali e ai farmacisti ci sia “l’assistenza infermieristica di famiglia/comunità, per garantire la completa presa in carico integrata delle persone”.
E aggiunge anche la necessità della “valorizzazione delle professioni sanitarie, in particolare di quella infermieristica, finalizzata alla copertura dell’incremento dei bisogni di continuità dell’assistenza, di aderenza terapeutica, in particolare per i soggetti più fragili, affetti da multi-morbilità“.
“La professione fa un altro passo avanti nel suo cammino, entra nelle case delle persone, contrasta le disuguaglianze soprattutto nelle aree interne e garantisce un’assistenza territoriale accessibile soprattutto a una popolazione che invecchia e presenta sempre più cronicità e disabilità, con la necessità di soddisfare bisogni di assistenza complessi che gran parte delle famiglie non può affrontare da sola. Ed è una ulteriore conferma dell’assistenza universalistica, equa e omogenea su tutto il territorio che sia la Costituzione, sia la stessa legge istitutiva del Servizio sanitario nazionale promettono ai cittadini”, afferma Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI), la maggiore d’Italia con i suoi 450mila iscritti, un terzo cioè di tutti gli operatori sanitari – pubblici e privati -, oltre il 40% dei dipendenti del Ssn e quasi il 60% degli appartenenti al ruolo sanitario.
“Ringraziamo il ministro della Salute e le Regioni – aggiunge – per aver accolto la richiesta della Federazione di innovare il Ssn attraverso l’introduzione dell’infermiere di famiglia/comunità, scegliendo la vera strada della multidisciplinarietà e dell’integrazione tra professionisti per rendere effettiva un’assistenza sul territorio che finora è spesso mancata proprio nei settori più delicati, come quello dell’assistenza agli anziani, ai malati cronici, ai non autosufficienti”. (ITALPRESS)