Vi capita di fare una ricerca su google e poi, collegandovi a Facebook, trovare inserzioni inerenti alle vostre ricerche? Succede a tutti. Ora il più grande e famoso social network del mondo spiega come riesca a individuare la posizione dei suoi iscritti, e, soprattutto come faccia a capire dove siano anche se questi disabilitano la funzione di localizzazione. Attraverso l’indirizzo IP del dispositivo dell’utente, per esempio. Seppur la localizzazione avviene, così, in modo non accurato.
Facebook ammette: sappiamo sempre dove sono i nostri iscritti
Lo rende noto, con toni allarmati, il senatore degli Stati Uniti Josh Hawley che aveva scritto, insieme al collega Chris Coons all’amministrazione di Facebook per avere informazioni sul sistema di localizzazione dei 2,2 miliardi di utenti del social network. Adesso, la risposta è arrivata, con una lettera di cinque pagine, e Hawley chiede l’intervento del Congresso americano: “Facebook lo ammette. Disattiva i “servizi di localizzazione” e ANCORA monitoreranno la tua posizione per guadagnare (inviandoti annunci). Non è possibile annullare la sottoscrizione. Nessun controllo sulle tue informazioni personali. Questa è Big Tech. Ed è per questo che il Congresso deve agire”, scrive il senatore sul suo profilo twitter.
.@Facebook admits it. Turn off “location services” and they’ll STILL track your location to make money (by sending you ads). There is no opting out. No control over your personal information. That’s Big Tech. And that’s why Congress needs to take action https://t.co/R1LuLcP1LP
— Josh Hawley (@HawleyMO) December 17, 2019
Facebook come un Grande fratello, è in grado di sapere sempre dove siamo e usare le informazioni anche per motivi pubblicitari. In ballo ci sono milioni e milioni di euro, ma anche – soprattutto – la nostra privacy. Anche se, va detto, il social network nelle sue condizioni di utilizzo, fornisce tutte le informazioni e siamo noi, consapevolmente, a fornire molte delle notizie e dei dati sensibili che ci riguardano.
Nella sua lettera di risposta ai due senatori, Facebook spiega con precisione come riesca a localizzare i suoi utenti. Ci sono, alla base, scrive, anche motivi di sicurezza. “Le informazioni sulla localizzazione ci consentono di conoscere se un account è stato violato. Per esempio, se un utente di solito si connette da Londra e qualcuno prova a entrare nel suo profilo da Sydney, il nostro sistema lo capisce e manda all’utente un allerta perché confermi che non ci sono anomalie”.
Ma nella lettera Facebook spiega anche come riesca a localizzare gli utenti quando costoro, ovviamente, attivano la funzione di localizzazione. “Facebook riceve le informazioni in tre modi: Se l’utente abilita i servizi di localizzazione, il suo apparato (computer, telefonino, tablet eccetera) condividerà con noi le informazioni sul luogo in cui si trova. Dipende dall’apparato: il gps, il wifi, il blue tooth. Il gps dà informazioni sulla localizzazione dell’utente; wifi e bluetooth non danno direttamente queste informazioni, ma possono essere usati per capirlo. “Ci riferiamo a queste informazioni ricevute attraverso il sistema operativo sui dispositivi delle persone come informazioni precise sulla posizione”.
Ma, continua la lettera di Facebook, un’altra modalità in cui si comprende il luogo da dove è connesso un utente, è “attraverso le attività sui nostri servizi. “Se qualcuno non abilita il servizio di localizzazione, possiamo comunque capire informazioni sulla loro posizione attraverso le informazioni che loro o gli altri forniscono attraverso le loro attività o l’accesso ai nostri servizi. Per esempio, se qualcuno risponde a una nostra inserzione su Facebook su un festival musicale, carica un post geolocalizzato o è taggato da un amico nella prenotazione a un ristorante, queste operazioni potrebbero darci informazioni verosimili sulla sua posizione. Allo stesso modo, una persona potrebbe fornire indizi sul luogo dove abita impostando una posizione su Marketplace o inserendo un indirizzo nel suo profilo. Anche se – riconosce Facebook – queste informazioni potrebbero non essere troppo accurate. Se, ad esempio, si lascia andare ai ricordi del suo passato universitario nel Delaware, mentre si trova in Colorado”.
L’indirizzo IP, la carta d’identità, dell’apparato con cui si connette. “Per garantire che stiamo trattando le informazioni sulla localizzazione degli utenti con costanza, responsabilità e in linea con le scelte delle persone – conclude la lettera di facebook – abbiamo creato un team di ingegneri che si dedica alla gestione centralizzata delle strutture che noi usiamo per il trattamento di queste informazioni. Questo team mantiene un’interfaccia di programmazione delle applicazioni interna che abilita la funzione individuale di Facebook dagli annunci ai nuovi feed al controllo di sicurezza, per capire la posizione di una persona. Un importante funzione di questo team è processare le informazioni sulla localizzazione degli utenti a un livello di “granularità” che consiste nelle scelte che hanno fatto. Se per esempio una persona non ha abilitato i servizi di localizzazione sul suo dispositivo, il team potrà in genere fornire informazioni soltanto approssimative, derivate dall’indirizzo IP o altre informazioni di rete su quella persona, anche dove una posizione più granulare potrebbe teoricamente essere determinata da un indirizzo IP. Discutiamo di eccezioni a questa regola, come per esempio quando l’indirizzo IP serve a proteggere la sicurezza di una persona, per esempio in caso di rischio di un tentativo di suicidio- o per contrastare gli aggressori che provano a compromettere la sicurezza del nostri servizi”.
In ogni caso, chiarisce in conclusione Facebook, informiamo gli utenti su come gestiamo le informazioni e come possono controllare”.