“Chi vive vicino alle strade principali è più esposto al rischio di tumore”. Vivere entro i 50 metri di una via molto trafficata può anche causare problemi di cuore. La ricerca è stata condotta da di 15 organizzazioni sulla salute e sull’ambiente tra cui British Lung Foundation, Asthma UK, e UNICEF UK.
Chi vive vicino alle strade principali è più esposto al rischio di cancro dei polmoni, ictus, arresto cardiaco. Questi alcuni dei rischi che corrono coloro che vivono in prossimità del centro trafficato di una grande città o in un’altra zona di traffico denso.
Lo riportano i ricercatori della Kings’ College London, a seguito di un’analisi pubblicata da una coalizione di 15 organizzazioni sulla salute e sull’ambiente tra cui British Lung Foundation, Asthma UK, e UNICEF UK. Secondo lo studio, il rischio di cancro ai polmoni aumenta del 10%. Ma non solo.
Anche gravi problemi di cuore come arresto cardiaco, ictus, malattie cardiovascolari e bronchiti sono più probabili per gli individui che risiedono in queste zone, così come una riduzione delle capacità respiratorie nei bambini. Le autorità sanitarie richiedono ora l’impegno del Governo per collaborare con le Clean Air Zones (a Londra è stata lanciata all’inizio dell’anno e ha funzionato) in tutte le maggiori città.
«L’inquinamento ci fa male, dalla culla alla tomba, soprattutto ai nostri bambini, ma è spesso un male invisibile», ha dichiarato Rob Huges, della Clean Air Fund.
«Questa impressionante ricerca rende visibile questa crisi sanitaria pubblica in tutto il Regno Unito, e dimostra l’urgenza di un intervento da parte dei partiti politici al fine di pulire l’aria che respiriamo». Lo studio si è concentrato sui casi di 13 città nel Regno Unito e in Polonia, sulla base di dati relativi ai ricoveri in ospedale e sintomi come infezioni respiratorie.
I risultati indicano che un calo dell’inquinamento atmosferico pari a un quinto taglierebbe del 7.6% il numero di casi di tumore ai polmoni a Londra, del 6.4 a Birmingham, il 5.6 a Manchester e del 6.7% a Nottingham. Ancora, se l’inquinamento fosse ridotto della stessa percentuale, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, vi sarebbero 3.865 casi in meno di bronchite nei bambini nelle città soprammenzionate.