Gli italiani si fidano della figura del farmacista, ma, allo stesso tempo, non riescono ad usufruire a pieno delle potenzialità delle farmacie presenti sul territorio. Lo rivela il secondo rapporto annuale sulla farmacia, presentato oggi a Roma e condotto da Cittadinanzattiva in collaborazione con Federfarma e il contributo non condizionato di Teva. All’indagine hanno preso parte 1915 farmacie, corrispondenti al 10% di quelle presenti sul territorio. Tre quarti dei cittadini – evidenzia il rapporto – hanno una farmacia di fiducia e altrettanto elevata (73%) è la percentuale di coloro che sanno che le farmacie sono abilitate ad erogare nuovi servizi. Il 65% del campione, inoltre, percepisce la figura del farmacista come un professionista importante per la propria salute.
“Siamo alla vigilia dell’avvio della sperimentazione di una serie di nuovi servizi in farmacia, finanziata dalla Legge di bilancio 2018 con 36 milioni di euro e regolata dal disciplinare tecnico, oggetto di intesa in sede di Conferenza Stato-Regioni il 17 ottobre scorso. La sperimentazione – scrivono Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva, e Marco Cossolo, presidente Federfarma, nella premessa dello studio – sarà un’importante occasione per verificare l’impatto dei nuovi servizi offerti dalle farmacie in termini sia di miglioramento del livello di tutela della salute della popolazione sia di risparmio per il servizio sanitario nazionale”.
Dall’indagine emergono alcuni elementi che impediscono una piena transizione verso la prospettiva delle farmacie di servizio, fra cui un limitato coinvolgimento delle farmacie (27%) in campagne di prevenzione promosse dalle istituzioni; lo scarso coinvolgimento (solo il 20%) nel processo di attuazione del fascicolo sanitario elettronico e una insufficiente condivisione dei dati tra farmacia e i sistemi del Ministero della Salute-Aifa (34%) che dei medici di medicina generale. Infatti, solo il 12% delle farmacie risulta interconnesso con i medici di famiglia.
“C’è questo paradosso per cui esiste un rapporto fiduciario fra cittadini e farmacie, ma, dopodiché, le stesse persone fruiscono in modo sempre insufficiente della farmacia. Il ragionamento è quello di cercare mettere in rete i medici di medicina generale, infermieri e farmacie, ovvero coloro che hanno in carico il paziente sia nelle comunità rurali che nelle grandi città”, spiega Cossolo a margine del convegno. (ITALPRESS)