Il 25 novembre si celebra la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne. Ormai da qualche anno è stata istituita questa ricorrenza per sostenere le donne vittime di una violenza che spesso si consuma all’interno delle mura domestiche proprio ad opera di chi dovrebbe invece proteggerci, rispettarci e volerci bene.
La violenza provoca sofferenza, non soltanto fisica ma anche psicologica. Le donne che la subiscono hanno bisogno, e diritto, ad un supporto per uscire al più presto da una spirale di dolore.
Molto spesso non ci si rende conto di essere davanti a comportamenti che porteranno sicuramente ad azioni pericolose da parte di chi ci sta intorno. Se ne sottovalutano i segnali e ci si ritrova in una situazione in cui reagire diventa difficile.
La violenza sulle donne può verificarsi ovunque. Sono gli ambienti quotidiani e spesso quelli più familiari ad essere a rischio, come il posto di lavoro, la strada o le mura domestiche, dove sono i partner o gli ex partner a commettere gli atti più gravi. I dati dimostrano, infatti, che 63% circa dei casi siano proprio loro i responsabili degli stupri.
Secondo un report dei Carabinieri sulla violenza sulle donne anticipato dall’Adnkronos, nei primi dieci mesi del 2019, i crimini sono in sensibile diminuzione. Si registrano 267 omicidi (a fronte dei 310 delitti dell’analogo periodo del 2018), con 96 donne come vittime (113 nel periodo precedente) e 40 casi riconducibili al femminicidio (l’Arma procede per 25 casi).
Per femminicidio, si precisa nel report, si intende “l’omicidio avvenuto in presenza di una condotta/volontà ”discriminatoria” da parte dell’autore del reato (uomo) nei confronti della vittima, aggredita poiché considerata ”inferiore” in ragione della sua appartenenza al genere femminile” oppure “le uccisioni di donne da parte di uomini, avvenute nell’ambito relazionale, passionale, familiare e di vicinato”.
La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è una ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999.
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come data della ricorrenza e ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica in quel giorno.
È stato un gruppo di donne attiviste a scegliere la data ufficializzata dall’Onu. Le attiviste si riunirono nel 1981 a Bogotà nell’Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi.
La data ricorda il brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal. Erano considerate un esempio di donne rivoluzionarie per l’impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo (1930-1961), il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell’arretratezza e nel caos per oltre 30 anni.
Era il 25 novembre 1960, infatti, quando le sorelle Mirabal furono bloccate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare, mentre si recavano a far visita ai loro mariti in prigione. I militari condussero le donne in un luogo nascosto nelle vicinanze, le stuprarono, torturarono e massacrarono a colpi di bastone. Infine le strangolarono e le gettarono in un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente.
Ci sono alcuni comportamenti che possono essere visti come campanelli d’allarme di una situazione pronta a degenerare. Per questo motivo, vi forniamo un decalogo da tenere a mente per prevenire azioni pericolose ed evitate situazioni a rischio.
Spesso non è facile ma il più delle volte è necessario saper dire “no” con fermezza e decisione. Soltanto in questo modo si possono creare confini tra ciò che è permesso e ciò che non lo è.
Se ci si mostra troppo accondiscendenti, si potrebbe dare l’impressione al partner di poter monopolizzare la compagna. Questa, a sua volta, si sente in dovere di chiedere autorizzazioni e permessi prima di compiere qualsiasi comune azione.
Il limite tra l’amore è il possesso viene superato sempre più spesso. A volte non è facile rendersene conto ma bisogna tenere bene a mente che essere possessivi e gelosi non vuol dire essere innamorati.
Un pizzico di gelosia, giusto per dare un poco di pepe alla relazione, ci può stare. Ma attenzione agli eccessi. Quando diventa esagerata sfocia nella patologia. Un campanellino d’allarme di un comportamento degenerativo può essere la gelosia del partner anche nei confronti delle amiche.
In una relazione sana, entrambi i partner conoscono gli spostamenti e le attività dell’altro. Quando questa conoscenza diventa ossessione, allora bisogna tenere a bada la situazione.
Se il partner controlla le telefonate, i messaggi, i percorsi e le amicizie, allora il suo è un comportamento rischioso. Bisogna sempre mantenere la propria autonomia e libertà. Il tutto, ovviamente, nell’ambito nel rispetto reciproco.
Un partner incline alla violenza potrebbe cercare di isolare forzatamente la propria compagna da amici e famiglia. Un modo molto semplice, e di cui il più delle volte non ci si rende conto, è quello di mettere in cattiva luce amici e parenti in modo da allontanare la compagna da loro.
Rimanere ancorate ai punti di riferimento può essere determinante per la salvezza di una donna. Mai rimanere sole.
Una cosa è essere attenti al risparmio domestico, un’altra è l’eccessivo controllo dei conti da parte del partner. Questo atteggiamento può sfociare in un controllo della persona stessa, in oppressione economica e ha come risultato quello di rendere la compagna dipendente in tutto e per tutto dall’uomo e dal suo portafoglio.
Nei casi in cui il partner ha sempre qualcosa da ridire su ciò che fa la sua compagna, se l’accusa continuamente e la incolpa per qualsiasi cosa, allora bisogna stare molte attente.
A volte si arriva pure ad incolpare la donna anche per cose del tutto estranee al suo volere, come, ad esempio, la sconfitta della propria squadra del cuore. In questo caso, il partner non sta facendo altro che scaricare sulla propria compagna il suo stress e le sue frustrazioni.
È davvero difficile a volte rendersi conto di comportamenti rischiosi. Avreste pensato, per esempio, che se il partner non perde occasione per deridere la propria compagna di fronte ad amici o estranei sta già compiendo della violenza?
Ebbene sì. Denigrare in modo ossessivo e continuo la propria compagna, che sia per il trucco, per i vestiti che indossa o per un suo modo di fare, è un comportamento violento. Se poi oltre alla derisione si accompagnano cambi di umore anche minacciosi e frequenti, il campanello d’allarme deve suonare senza tregua.
Il partner dall’indole violenta non perde occasione per cercare un litigio e possibilmente sfogarsi verbalmente e fisicamente contro la propria compagna.
Mai cedere alle provocazioni che lui ordisce per rigirare la frittata e poter dire che sia colpa della donna. Maggiore attenzione va prestata quando la “causa” di tali litigi sono i figli. Il partner, infatti, sa bene che il legame tra madre e figlio è molto forte ed è pronto a colpire proprio lì dove fa più male.
Dal controllo di conti e telefonate, si può passare facilmente a comportamenti persecutori. Se il partner manda messaggi ad ogni ora del giorno e della notte, scrive e-mail continuamente, fa giungere alla compagna telefonate anonime e sorveglia in maniera ossessiva si tratta di stalking.
Attenzione, perché questo comportamento pericoloso è un reato perseguibile per legge. Di fronte ad azioni di questo genere è sempre bene denunciare. Purtroppo alcune volte non è servito farlo, ma spesso la denuncia ha fornito alla donna il giusto sostegno e le ha restituito nuova vita e nuova dignità.
Per tenere a bada una donna, a volte basta incuterle timore con le minacce. Sia che si tratti di minacce verbali, che di azioni violente – come scagliare per casa oggetti di ogni tipo -, i segnali sono inequivocabili.
Il culmine arriva quando il partner mette le mani addosso alla donna con calci, pugni, strattoni e schiaffi. Il miglior modo per difendersi è chiedere immediatamente aiuto.