TORINO (ITALPRESS) – A 90 anni esatti dall’inizio della grande crisi economica del 1929, che prese avvio il 29 ottobre con il tristemente celebre ‘Black Tuesday’ di Wall Street, si moltiplicano i campanelli di allarme. Nel 2019 potrebbe quindi ripetersi uno scenario del genere? “No, e per due motivi”. Risponde così, con sicurezza, in un’intervista esclusiva all’ITALPRESS, Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, la prima banca del Paese che da sola gestisce circa mille miliardi di risparmio finanziario degli italiani.
“Il primo motivo è molto ampio, e parte dalla considerazione che nel 1929, quando la crisi scoppiò, era un qualcosa di non noto. Era un virus nuovo – spiega Gros-Pietro -. Adesso invece sappiamo come funziona quel tipo di crisi. Ne abbiamo avuta una non troppo dissimile nel 2008, anche in quel caso si trattava di una crisi sistemica, partita dagli Stati Uniti e legata a bolle di vario tipo. Nel frattempo, abbiamo messo a punto strumenti per affrontare questo tipo di eventi, abbiamo avuto modo di misurarne l’effetto e di vederne i limiti”. “Il secondo motivo che mi spinge a dire che una crisi come quella del 1929 non si ripeterà è che per uscire da situazioni di questo tipo occorre una domanda esogena. Roosevelt ci provò con il ‘new deal’, che generò però una domanda non sufficientemente elevata per poter uscire rapidamente da quella crisi. Per fare un esempio, la produzione di automobili negli Stati Uniti tornò ai livelli pre-crisi solo nel 1942. Oggi abbiamo invece di fronte una domanda esogena che è il cambiamento climatico”.
“L’economia circolare è sicuramente uno dei modi per frenare, o
addirittura vincere il cambiamento climatico. Ma serve anche un cambiamento di tutte tecnologie per la produzione di energia, per la produzione dei beni fisici e, al tempo stesso, per ridurre l’esigenza di beni fisici attraverso l’intelligenza artificiale. Tutto ciò richiede investimenti enormi – spiega ancora il presidente di Intesa Sanpaolo -: bisogna inventare nuove tecnologie e, una volta messe a punto, sostituire tutti gli impianti e le reti di distribuzione e di accumulo se parliamo di energia. Ma soprattutto le reti di recupero, sia dell’energia che delle materie. Questo è un volume di investimenti immenso, per il quale dobbiamo attrezzarci. La domanda potenziale c’è, ed è ineludibile. Occorre dirigere le risorse in quella direzione”.
(ITALPRESS).
“Il primo motivo è molto ampio, e parte dalla considerazione che nel 1929, quando la crisi scoppiò, era un qualcosa di non noto. Era un virus nuovo – spiega Gros-Pietro -. Adesso invece sappiamo come funziona quel tipo di crisi. Ne abbiamo avuta una non troppo dissimile nel 2008, anche in quel caso si trattava di una crisi sistemica, partita dagli Stati Uniti e legata a bolle di vario tipo. Nel frattempo, abbiamo messo a punto strumenti per affrontare questo tipo di eventi, abbiamo avuto modo di misurarne l’effetto e di vederne i limiti”. “Il secondo motivo che mi spinge a dire che una crisi come quella del 1929 non si ripeterà è che per uscire da situazioni di questo tipo occorre una domanda esogena. Roosevelt ci provò con il ‘new deal’, che generò però una domanda non sufficientemente elevata per poter uscire rapidamente da quella crisi. Per fare un esempio, la produzione di automobili negli Stati Uniti tornò ai livelli pre-crisi solo nel 1942. Oggi abbiamo invece di fronte una domanda esogena che è il cambiamento climatico”.
“L’economia circolare è sicuramente uno dei modi per frenare, o
addirittura vincere il cambiamento climatico. Ma serve anche un cambiamento di tutte tecnologie per la produzione di energia, per la produzione dei beni fisici e, al tempo stesso, per ridurre l’esigenza di beni fisici attraverso l’intelligenza artificiale. Tutto ciò richiede investimenti enormi – spiega ancora il presidente di Intesa Sanpaolo -: bisogna inventare nuove tecnologie e, una volta messe a punto, sostituire tutti gli impianti e le reti di distribuzione e di accumulo se parliamo di energia. Ma soprattutto le reti di recupero, sia dell’energia che delle materie. Questo è un volume di investimenti immenso, per il quale dobbiamo attrezzarci. La domanda potenziale c’è, ed è ineludibile. Occorre dirigere le risorse in quella direzione”.
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