Il Gruppo Caviro, cooperativa con 12.500 soci e 35 mila ettari di vigne, che produce il 5% del vino italiano (2 milioni di ettolitri), ha presentato a Milano il suo primo bilancio di sostenibilità ambientale. La cantina più grande d’Italia, titolo del quale si può fregiare il gruppo nato in Romagna ma oggi presente in sei regioni, da più di 50 anni investe 8 milioni all’anno per il recupero dei cosiddetti scarti.
Il bilancio di sostenibilità ambientale presentato oggi, come ha spiegato il direttore generale del Gruppo, SimonPietro Felice, “rappresenta ciò che l’azienda fa già da più di 50 anni e che crede possa essere d’esempio per tante altre aziende vitivinicole che non hanno ancora iniziato questo procedimento virtuoso”.
L’esempio di economia circolare proposto da Caviro, parte dalla valorizzazione degli scarti della filiera vitivinicola, soprattutto dalle vinacce feccia (ciò che rimane una volta prodotto il vino dalle uve), che si trasforma in nuovi prodotti, come polifenoli e acido tartarico. Un circolo virtuoso che, nella sua ultima fase di lavorazione, si trasforma in bioenergia, prodotta dalla valorizzazione di questi prodotti esausti, che diventa elettricità, gas e biometano.
Per Carlo Dalmonte, presidente del Gruppo Caviro, “sostenibilità è una parola, un concetto fortunatamente molto di moda che fa rima con responsabilità, perché vuol dire farsi delle domande su sé stessi, sia come cittadini che come imprese, che non sono corpi estranei ma ben presenti all’interno della società, dell’ambiente e dell’economia”.
(ITALPRESS).
Per Carlo Dalmonte, presidente del Gruppo Caviro, “sostenibilità è una parola, un concetto fortunatamente molto di moda che fa rima con responsabilità, perché vuol dire farsi delle domande su sé stessi, sia come cittadini che come imprese, che non sono corpi estranei ma ben presenti all’interno della società, dell’ambiente e dell’economia”.
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