La procura di Catania e la guardia di finanza hanno scoperto il business delle buche “d’oro” tra Messina e Siracusa. Lungo le strade statali, infatti, l’Anas ha avviato dei cantieri che si sono rivelati una truffa: i soldi sono stati incassati ma i lavori non sono mai stati eseguiti.
All’alba è scattato un blitz: tre funzionari del compartimento Anas di Catania sono finiti agli arresti domiciliari, uno in carcere, un altro è stato interdetto per un anno, ai domiciliari anche quattro imprenditori.
Cifre da capogiro fatte di numeri con tanti zeri componevano le mazzette per la manutenzione straordinaria del manto stradale. I lavori, però, non venivamo mai eseguiti fino in fondo. Così, non appena una strada veniva riaperta, era necessario un nuovo intervento. E, ovviamente, un nuovo finanziamento.
Per coprire la truffa si è arrivati addirittura a dare la colpa al sole. La scusa era che il sole in Sicilia è molto forte, al punto da bruciare in maniera più intensa che altrove il manto stradale.
La verità emersa dalle indagini coordinate dal procuratore Carmelo Zuccaro e dai sostituti Fabio Regolo e Fabrizio Aliotta, è che i lavori venivano eseguiti a metà: ad esempio, lasciando il vecchio asfalto danneggiato. Poi, però, i funzionari dell’Anas di Catania attestavano che tutto era stato fatto a regola d’arte.
Il giro delle mazzette ruotava attorno all’ingegnere Giuseppe Romano e ai geometri Riccardo Carmelo Contino e Giuseppe Panzica. I tre erano già stati fermati a settembre, oggi nuovamente raggiunti da una misura cautelare (arresti domiciliari).
Il geometra Gaetano Trovato è finito in carcere. Interdetto per un anno l’ingegnere Antonino Urso. Ai domiciliari, quattro imprenditori: Salvatore Truscelli, legale rappresentante della “Truscelli Salvatore srl” con sede a Caltanissetta, che un valore d’affari annuo che supera i 5 milioni di euro; Pietro Matteo Iacuzzo, rappresentante della “Isap srl” di Termini Imerese, giro d’affari 17 milioni di euro; Roberto Priolo, rappresentante della “Priolo srl” che ha sede a Ciminna (provincia di Palermo), volume d’affari annuo, un milione di euro, stessi guadagni di Calogero Pullara, rappresentante legale dell’omonima ditta, con sede a Favara (Agrigento), anche lui agli arresti domiciliari