Matteo Berrettini ha imparato una lezione importante. Manca ancora tanto per competere al meglio dei cinque set contro i mostri del circuito. La semifinale degli US Open è stata vinta in tre set da Rafa Nadal, ma si possono già vedere i progressi rispetto al one man show di Federer a Wimbledon. Stavolta, il ventitreenne romano è sceso in campo, e ha lottato come un leone per due set, prima di crollare.
Una partita in cui, a posteriori, Berrettini può anche avere da recriminare. Il primo set, infatti, dopo cinque palle break salvate da Matteo, si è chiuso al tiebreak. Qui l’azzurro si è trovato avanti 4-0, ma non è riuscito a capitalizzare i due set point a disposizione, tentando una sciagurata palla corta di rovescio che si è infranta in rete.
Da lì in poi, un Nadal mai domo ha tratto fiducia dalle insicurezze del suo avversario, bombardando sul rovescio. Il colpo meno fluido di Berrettini, che alla fine ha ceduto il servizio con il break del 4-3 in favore di Rafa nel secondo set. A quel punto sono venute meno le energie fisiche e mentali, e il maiorchino ha chiuso 7-6 6-4 6-1.
Domenica, nella sua quinta finale US Open, il numero 2 ATP se la vedrà con l’altro grande protagonista dell’estate tennistica al maschile. Daniil Medvedev, autore di 20 vittorie in 22 match sul cemento americano nell’ultimo mese, ha infatti avuto la meglio in tre set su un buon Dimitrov. Il russo si giocherà la prima finale slam della carriera senza paura, ma memore del 6-3 6-0 subito un mese fa a Montreal da Rafa.