Il secondo dei focus dedicati alla mostra “Castrum Superius-Il palazzo dei Normanni” promossi dalla Fondazione Federico II ripercorre gli aspetti storici, culturali ed economici di una cucina in cui le differenze di gusto con noi sono importanti ma altrettanto le continuità.
La cucina è di certo uno dei luoghi della rappresentazione dell’identità acquisita progressivamente da ogni cultura popolare e dello scambio tra culture differenti. Come il linguaggio, vive di regole nelle ricette, di nomi attribuiti ai prodotti e agli ingredienti, di sintassi nel menu e di oratoria nei modi conviviali. Un veicolo di identità culturale capace di rappresentare un popolo o un aggregato di popoli come quello che visse la Sicilia per secoli e il popolo che oggi ne è figlio.
La cucina del periodo medievale è una straordinaria testimonianza di questa storia. Il nuovo lavoro dello storico francese, esperto medievalista, Henri Bresc Il cibo nella cucina medievale (edito da Palermo University Press e dalla Fondazione Federico II), che sarà presentato in anteprima e in esclusiva giovedì 4 luglio alle 17.30 nei Giardini del Palazzo Reale, ne ripercorre gli aspetti storici, sociologici, culturali, economici e bibliografici.
Il cibo nella cucina medievale a Palermo
A questo tema, è dedicato il secondo focus sulla mostra “Castrum Superius-Il palazzo dei Normanni” promosso dalla Fondazione Federico II. Dopo i saluti del presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè e del direttore generale della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso, interverranno Ninni Giuffrida, professore associato di Storia Moderna dell’Università di Palermo, Giovanni Travagliato, docente del Dipartimento Culture e Società dell’Università di Palermo, e Davide Camarrone, scrittore e giornalista Rai, che introdurrà e coordinerà il dibattito.
Nella sua introduzione, Bresc scrive che «La Sicilia del medioevo vede il cristallizzarsi di un’identità economica e culturale che si manifesta ancora oggi: economia agricola indirizzata alla cerealicoltura, che ne fa il “granaio del Tirreno” e cucina costituita dalla confluenza della tradizione araba, della sfera catalana e dell’umanesimo gastronomico napoletano».
Il Mediterraneo quale crogiuolo di tradizioni alimentari. Non mancano tracce della cultura greca, romana ed ellenistica. I testi medievali di cucina diventano, così, espressione di una cultura sincretistica.
La cucina alla base delle società
“La cucina è un elemento culturale fondamentale; è alla base di tutte le società. Al di là degli aspetti nutrizionali, – sottolinea Patrizia Monterosso, direttore generale della Fondazione Federico II – la cucina ci trasmette valori simbolici, identitari, sociali e di convivialità. L’Europa, nata dalla contaminazione di culture diverse, ha elaborato a iniziare dal Medioevo un’identità alimentare e gastronomica ricca e interessante. I Paesi che hanno attraversato vicende storicamente complesse si sono affermati come luoghi di eccellenza della cultura alimentare. Penso, ovviamente, alla Sicilia dove l’incrocio di culture è stato intenso. L’identità di un popolo si cristallizza nello scambio. Ed è un’identità che non muta nel tempo. Un’identità dinamica, proprio com’è la cultura”.