L’artista palermitano Ernesto Tomasini sarà protagonista di un convegno/performance al Palermo Pride 2019. Al centro dell’incontro “Beautiful Rainbows. Judy e le altre“, ci sarà appunto Judy Garland. Il performer ne ricorderà la straordinaria carriera ed esaminerà il suo valore di icona presso diverse generazioni di gay.
Santa Judy (come la definì Marc Almond nella sua celebre canzone) è sicuramente l’esponente più emblematica fra uno stuolo di artisti che hanno stimolato l’immaginazione, le aspirazioni e i sogni di una grossa porzione del mondo LGBT.
Dopo aver vissuto per più di 25 anni a Londra e aver calcato i palchi di famosi teatri in tutto il mondo, Ernesto Tomasini ritorna a Palermo. L’appuntamento è per sabato 29 giugno alle 21:00 presso la Casa del Popolo (Ex Istituto dei Sordomuti) in via Cavour 6/A.
Ernesto Tomasini protagonista di un convegno/performance su Judy Garland
Quest’anno ricorre il 50esimo anniversario della morte di Judy Garland, a sua volta legato al cinquantenario dei moti di Stonewall, che diedero il via alla rivoluzione gay. Di Judy Garland si conosce la carriera di attrice e cantante, la sua canzone “Over the Rainbow” è diventata un successo da quando si sentì ne “Il mago di Oz”. Abbiamo chiesto ad Ernesto Tomasini cosa l’abbia resa un’icona gay.
“Questa domanda è proprio al centro della mia conferenza – spiega il performer -. La Garland è sicuramente la madre di tutte le icone gay. È cresciuta sotto gli occhi del pubblico un secolo prima dell’invenzione dei social. È una metafora del capitalismo: da bambina prodigio, a simbolo dell’American Dream, a donna disillusa, a signora tossicodipendente e, infine, morta prematuramente a causa di una spietata catena di montaggio. Negli anni ’40, ’50, ’60 i gay si identificavano in una figura così tragica eppur resiliente”.
“Bambini che sognavano un arcobaleno che li portasse via da un mondo ostile – continua -, ragazze e ragazzi costretti ad amarsi di nascosto e adulti impauriti o confusi. Non dimentichiamo che essere gay non era soltanto considerato un abominio ma era anche illegale! Quei pochi omosessuali privilegiati sorridevano per i suoi eccessi da diva, quel gusto camp che è intrinsecamente legato alle sue performance”.
L’eclettico e stravagante Tomasini
Ernesto Tomasini è un artista eclettico e stravagante. Con lui anche il “già detto” o “già sentito” suona nuovo. Così intende riversare la sua personalità all’interno del convegno. “Mi farò due risate con un pubblico ricettivo – racconta -. Ho preso degli appunti ma improvviserò parecchio. Questa è la terza “conferenza performata” che faccio per il Palermo Pride (e tante altre in giro per il mondo), in tutte e tre le occasioni coadiuvato dal prezioso Lorenzo Canale, attivista locale che ha vissuto a Londra quindi capisce il mio modo di intendere il lavoro. Non esiste stacanovista più creativo e brillante”.
Attratti e incuriositi dal suo modo di essere artista, abbiamo chiesto ad Ernesto Tomasini cosa avrebbe detto a Judy Garland, al di là di interpretazioni e analisi, se si fosse trovato di fronte a lei adesso, “da diva a diva”. Con molta sincerità e con il cuore in mano ha risposto: “Le direi quello che credo (temo) nessuno le abbia mai detto quando era in vita: che la capisco, che so quanto sia difficile, che, ogni giorno, anche io barcollo attraverso questa vita da artista che – non ho dubbi – emotivamente è la più difficile da portarsi addosso”.
E ancora: “La schiaffeggerei, la scuoterei e infine la abbraccerei. Anche se credo sia più importante quello che ha detto lei a me, a noi. È una lezione brutale quella impartitaci da Judy Grarland; ha reso inquietanti le banalità da sogno americano fasullo delle sue canzoni: “forget your troubles c’mon get happy” perché siamo soli a questo mondo”.
La rivoluzione gay
La rivoluzione gay va avanti da ormai 50 anni, sono stati fatti tanti passi ma la strada da percorrere è ancora lunga. Serve qualcosa che segni veramente una svolta. “Il mondo è cambiato profondamente dopo Stonewall – racconta Tomasini -. Ero uno dei pochissimi teenager veramente out negli anni ’80, sicuramente l’unico nei miei giri, non solo attraverso il mio lavoro ma anche nella sfera privata. Oggi il panorama è molto diverso, soprattutto nel mondo anglosassone. Stonewall ha creato una nuova umanità”.
La rivoluzione gay che partì allora ha investito come un’onda l’intera umanità, compresi coloro che si ritengono lontani da questo mondo. “Anche i detrattori del Gay Pride – che gli piaccia o no – sono stati cambiati da esso”, spiega Tomasini.
Il Pride è di tutti
Il Pride ha percorso tanta strada e oggi è diventato un’occasione di riflessione, di rivoluzione e di festa. “Ognuno può vivere il Pride come meglio crede – dice il performer -. Per me è di tutti: da chi si vuol divertire a una festa, ai militanti che promuovono il peso politico e sociale di questo evento; dalla proverbiale (e praticamente inesistente ma sempre favolosa) “trans con il culo di fuori”, che tanto fastidio dà a quelli che al Pride non ci sono mai andati, alla scetticona che non ama queste forme di presunta omologazione (e io fui una di queste un decennio fa ma le cose sono cambiate dentro e attorno a me); dai numerosi papà e mamme con i loro bambini, alle famiglie arcobaleno. Belli, brutti, alti, bassi, magri e grassi, tutti – ognuno a modo suo – può celebrare la propria individualità. Anche chi decide di non andare al Pride come presa di posizione personale, a modo suo, sta celebrando il suo Pride”.
“L’intento – aggiunge – dovrebbe essere proprio quello di aspirare ad un mondo di individui, ognuno profondamente diverso dall’altro, che vivono bene insieme proprio per i loro 7 miliardi e mezzo di modi di essere. Una bellissima utopia che per qualche ora nelle parate di tutto il mondo sprizza arcobaleni di sorrisi e solidarietà”.
Il Pride dei simboli
Quello del 2019 è il Palermo Pride dei simboli. Dopo un’icona come Judy Garland, la scelta di una data specifica, quella del 28 giugno. Anche lo slogan 2019, “Tacchi e Martello: la Rivoluzione in Movimento”, si divide tra l’omaggio alla rivoluzione originaria e lo sberleffo al maschilismo ancora oggi presente.
“Il 50esimo anniversario rende l’occasione inevitabilmente più celebrativa. Chi verrà alla mia conferenza scoprirà che Judy Garland e le gay icon vintage non sono solo state il pretesto per occasioni ludiche ma hanno formato delle società minoritarie, dando a queste una sottocultura a cui appartenere, rendendo poi possibile la rivoluzione”.
In molti hanno poi ritenuto, forse per spronarlo, che il movimento gay si fosse assopito nel tempo. “Dipende dove e quando – precisa Tomasini -. È vero che nel primo decennio del 21esimo secolo c’era stato un ammosciamento generale a causa di matrimoni, uteri in affitto e altre eteronormatività assortite ma, da qualche anno, nel dopo Trump/Brexit, le penne sono decisamente arruffate e gli stormi sono tornati in azione. Parlo soprattutto del mondo anglosassone che è quello che conosco meglio”.
Ernesto Tomasini come Judy Garland
Già il Pride di due anni fa ha visto Ernesto Tomasini protagonista come madrina. Quest’anno tocca a Pamela Villoresi. Non è il primo intervento del performer alla manifestazione e i sogni nel cassetto sono ancora numerosi.
“Nel 2017 sono stato invitato come “artista straniero” – racconta -. Il mio contributo di sabato è dettato da problemi di famiglia che mi hanno costretto a tornare qui e ridimensionare le mie attività. Non conosco ancora questa città nonostante io ci viva in pianta stabile dall’aprile 2018. Lo so che sembra impossibile ma in 400 giorni avrò messo il naso fuori casa una decina di volte. A parte i miei amici più cari e membri della mia famiglia, le uniche persone che ho visto sono gli artisti e intellettuali stranieri che, passando dalla città, mi sono venuti a trovare, quindi – pur vivendo a Palermo – in realtà sono stato in una bolla senza luogo nella quale si parla soprattutto inglese”.
Ernesto Tomasini ha ancora tanto da dire e la sua carriera è sempre in evoluzione. “Sto scrivendo un libro per una casa editrice tedesca – conclude – e poi ho ultimato due testi teatrali su Palermo. Come Judy Garland, guarderò verso l’arcobaleno e, chissà, forse, un giorno, bacerò il produttore teatrale dei miei sogni”.