Un applauso lungo e commosso all’arrivo; un altro quasi interminabile all’uscita dalla chiesa quando il carro funebre si è fatto largo tra ali di folla. Firenze ha voluto tributare il suo personale omaggio al maestro Franco Zeffirelli nel giorno dei suoi funerali. Una città intera si è stretta attorno al feretro del regista già nel corteo funebre che dalla camera ardente allestita a Palazzo Vecchio ha raggiunto la basilica di Santa Maria del Fiore. Occhi lucidi e commossi soprattutto quando il corteo si è fermato per una breve sosta dinanzi la sede della Fondazione Zeffirelli in piazza San Firenze.
Poi l’ingresso nel Duomo. La bara è stata poggiata a terra ai piedi dell’altare, ad un passo dai gradini di marmo; sulla cassa di legno chiaro una rosa bianca. Nella sua omelia il cardinale di Firenze Giuseppe Betori ha voluto tracciare gli elementi che hanno caratterizzato la vita del regista: “La vita che Franco Zeffirelli porta con sé davanti al Signore è quella di un uomo di cultura, di un artista. Nell’espressione culturale e artistica la Chiesa riconosce una modalità alta della vocazione dell’uomo alla trascendenza e quindi un’esperienza che si intreccia con il cammino della fede. Di qui la grandezza dell’arte e della missione che le è affidata, di cui Franco Zeffirelli è stato un protagonista universale”.
Il ricordo del maestro, prima della conclusione della celebrazione, è stato affidato al suo amico Gianni Letta: “Zeffirelli diceva quello che pensava, era un uomo che con la sua voce ha unito l’Italia al mondo. Voglio ringraziare Firenze perché oggi non è tardivo il riconoscimento che la sua città gli ha tributato; Firenze l’ha fatto in tempo, quando nel 2017 abbiamo inaugurato quel centro, la fondazione Zeffirelli, che non è un museo”.
(ITALPRESS).