Il primo approccio con il sesso arriva da giovanissimi. La prima volta, infatti, arriva spesso già a 13-14 anni e i rischi di infezioni aumentano. I ragazzini non sono ancora pronti per il loro primo rapporto sessuale e sempre più spesso sorvolano sulle precauzioni. A lanciare l‘allarme dal 24° Congresso mondiale di dermatologia (Wcd2019) in corso a Milano è Aldo Morrone, dermatologo tropicalista, direttore scientifico dell’Istituto Irccs San Gallicano di Roma.
Sesso precoce, prima volta a 13 anni: impennata di infezioni
“Tra il 2010 e il 2018 – dice Morrone – si assiste a un netto aumento dei casi di persone con un’infezione sessualmente trasmissibile. Raddoppia, tra il 1991 e il 2018, anche il numero di stranieri con una malattia confermata e in atto. Inoltre, si registra un incremento generalizzato sino al 400%, in diversi centri, dei casi di sifilide. E se si considera che non tutti i pazienti si rivolgono a strutture pubbliche, ci sono validi motivi per non sottovalutare il fenomeno”. A destare “grande preoccupazione”, rimarca, è l’incidenza delle “infezioni sessualmente trasmissibili tra i giovanissimi”.
“Gli adolescenti sempre di più fanno sesso precocemente, senza un’adeguata consapevolezza e conoscenza del proprio corpo: il 15% già tra i 13 e i 14 anni. L’incremento che si osserva tra questi ragazzi è dovuto anche alla promiscuità, all’utilizzo errato o mancato del preservativo. E, purtroppo, molte ragazze sottovalutano il rischio che le infezioni sessualmente trasmesse possano determinare sterilità o diventare un fattore predisponente allo sviluppo di tumori”, continua l’esperto.
Sesso precoce, l’influenza del web
“In particolare gli adolescenti – prosegue il dermatologo – si lasciano ‘persuadere’ dal web, che sembra offrire occasioni per relazioni sessuali senza alcuna protezione e che possono diffondersi anche attraverso l’uso promiscuo e improprio di giochi e dispositivi come i sex toys, oggi molto in voga”.
A questo si aggiunge un altro elemento. “La vergogna a parlare di sesso con i familiari o con i medici – spiega Morrone – è un ulteriore elemento negativo e di rischio. E diventa un paradosso che, proprio mentre si affinano le tecniche diagnostiche per cui oggi è sufficiente una goccia di sangue o un po’ di saliva” per un test, “aumentino i casi di infezioni sessualmente trasmissibili“.
I dati
Infine Morrone al Wcd2019 fornisce ulteriori dati. “Nel 2016 si è osservato un aumento del 70% circa dei casi di sifilide I-II rispetto al 2015, mentre i casi di infezione da Chlamydia trachomatis sono raddoppiati negli ultimi 7-8 anni. Le giovani donne tra i 15 e i 24 anni presentano la più alta prevalenza di infezione da Chlamydia trachomatis, mentre i condilomi ano-genitali rappresentano l’infezione sessualmente trasmessa (Ist) più segnalata, con un aumento del 300% negli ultimi 15 anni”.
“Anche la percentuale di soggetti Hiv-positivi tra le persone con una Ist confermata e in atto è in continuo incremento negli ultimi 10 anni. Nel 2016 la prevalenza di Hiv tra le persone con una Ist è stata circa 75 volte più alta di quella stimata nella popolazione generale italiana. Questo – conclude – spiega il rischio di contrarre l’infezione da Hiv quando si viene colpiti da una infezione sessualmente trasmissibile”.