I finanzieri della Guardia di Finanza di Palermo hanno eseguito un sequestro di beni disposto dalla Corte Reale Civile del Regno di Thailandia nei confronti del boss di Cosa nostra Vito Roberto Palazzolo. Palazzolo è stato “riciclatore e tesoriere” per conto di mafiosi del calibro di Totò Riina e Bernardo Povenzano. Palazzolo è stato condannato in via definitiva a nove anni di reclusione per associazione mafiosa.
Tratto in arresto a Bangkok nel marzo 2012, dopo una latitanza all’estero durata oltre 20 anni, nel dicembre 2013 è stato estradato in Italia per scontare la pena. Attualmente, è in affidamento ai servizi sociali. Protagonista dell’eclatante traffico internazionale di sostanze stupefacenti, svoltosi nei primi anni Ottanta tra la Sicilia, l’Estremo Oriente e gli Stati Uniti, più noto con il nome di “Pizza Conection”, le cui indagini erano coordinate dal Giudice Giovanni Falcone e dal Procuratore Distrettuale di New York Rudolph Giuliani.
Nel 1984 Palazzolo venne tratto in arresto e temendo di essere giudicato in Italia, in attesa dell’estradizione, confessava alle Autorità Svizzere le sue relazioni con i principali protagonisti del traffico di sostanze stupefacenti. Sfruttando un permesso concessogli dalle Autorità Carcerarie Elvetiche e grazie ad un falso passaporto svizzero, Palazzolo entrava in territorio sudafricano assumendo la falsa identità di Robert von Palace Kolbatschenko. Proprio in Sudafrica, Palazzolo affinava le sue grandi doti imprenditoriali, mettendo a sistema le sue capacità di finanziere internazionale. Grazie anche a importanti appoggi in quel Paese, iniziava ad investire nel settore immobiliare e in numerose attività commerciali, estendendo i propri interessi anche in territori limitrofi, quali la Namibia e l’Angola.
Le indagini, condotte dalle Fiamme Gialle del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza – Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata e dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Palermo, hanno consentito di individuare e sequestrare un deposito bancario intestato alla moglie del Palazzolo, ricca ereditiera di origine israeliana, con un saldo attivo di diverse decine di migliaia di euro.
L’operazione condotta dagli specialisti del G.I.C.O. di Palermo, con la collaborazione del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale, si inserisce nel più ampio dispositivo di ricerca – anche e soprattutto all’estero – di quello che viene indicato come un notevole patrimonio riconducibile a Vito Roberto Palazzolo. La complessa e articolata attività, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ed effettuata anche attraverso l’ausilio dei fondamentali canali di cooperazione internazionale giudiziaria e di polizia, ha consentito alle Autorità Thailandesi di aprire un caso investigativo nazionale a carico del Palazzolo con finalità di sequestro e confisca di tutto il patrimonio a lui riconducibile.
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