Il presidente dell’Anm, Pasquale Grasso, si dimette da Magistratura Indipendente. La mossa giunge dopo che le altre correnti che sostengono la sua giunta hanno presentato una mozione di sfiducia. “Ringrazio tutti gli amici di Magistratura Indipendente, che mi hanno sempre permesso di esprimere le mie idee e hanno rispettato le mie opinioni”, scrive tra l’altro Grasso nella lettera di commiato. Ringraziamenti per Cosimo Ferri, che è stato a lungo segretario di Mi e che ” si è dimostrato franco e disponibile, e sempre pronto alla composizione dei conflitti e al dialogo”.
Gli iscritti e simpatizzanti di Magistratura Indipendente, sottolinea ancora, “sono persone perbene. Sono persone serie. Sono persone oneste. Ottimi magistrati. Che nessuno si permetta mai di sostenere il contrario. Sono stati e saranno la mia famiglia. Ma a volte arriva un momento in cui la casa natale ci sta stretta. E si rischia di litigare inutilmente, pur se tutti animati dal bene della famiglia. Si iniziano a vedere le cose in modo diverso. È nella natura delle cose umane”, aggiunge Grasso annunciando il suo addio.
Ad alimentare le polemiche hanno contribuito le mancate dimissioni dei consiglieri del Csm, ma soprattutto il documento con cui ieri Magistratura Indipendente ha chiesto ai togati autosospesi di riprendere l’esercizio delle loro funzioni. E la giunta dell’Anm quindi traballa con al vertice Pasquale Grasso (Magistratura Indipendente) sostenuto oltre che dal suo gruppo anche dalla corrente centrista di Unicost e dalle toghe progressiste di Area.
La ragione è che appena qualche giorno fa l’intero parlamentino dell’Anm aveva approvato all’unanimità un documento in cui si chiedevano le immediate dimissioni dei consiglieri. “Il deliberato di MI è sicuramente una violazione dell’accordo associativo alla base della giunta”, avverte Eugenio Albamonte, esponente di Area.