Elena Lucrezia Cornaro Piscopia è stata la prima donna laureata al mondo. Google la celebra con un doodle nel giorno della sua nascita: il 5 giugno 1646.
Aprendo la home page di Google in molti si saranno chiesti chi fosse la donna raffigurata nel doodle celebrativo. Si tratta di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, conosciuta anche come Elena Lucrezia Corner, nata 373 anni fa a Venezia.
Elena Lucrezia Cornaro Piscopia
Elena era figlia di un nobile veneziano, Giovan Battista Cornaro, e di Zanetta Boni. Fu il padre a favorirne in tutti i modi gli studi e l’educazione. Accanto a lei insegnanti prestigiosi: i teologi Giovanni Battista Fabris e Felice Rotondi, il latinista Giovanni Valier, il grecista Alvise Gradenigo e il rabbino Shemel Aboaf. Prese inoltre lezioni di filosofia da Carlo Rinaldini, professore all’università di Padova e amico del padre.
La ragazza, a diciannove anni, prese i voti come oblata benedettina, nonostante il padre volesse farla sposare. Questo le permise di proseguire gli studi di filosofia, teologia, greco, latino, ebraico e spagnolo. E ancora arabo, aramaico, la matematica e astronomia. Imparò inoltre a suonare clavicembalo, clavicordo, arpa e violino.
Il coronamento degli sforzi fatti da Elena Lucrezia Cornaro vennero premiati quando ottenne un dottorato in filosofia all’Università di Padova. La sua dissertazione ebbe luogo il 25 giugno 1678 e si racconta che andarono ad ascoltarla così tante persone che si dovette organizzare l’evento nella cattedrale della città, e non in università.
Questa vittoria, però, ebbe un retrogusto amaro. Il cardinale Gregorio Barbarigo, infatti, si oppose duramente al dottorato il teologia. La motivazione era molto semplice, nonché facile da immaginare: Elena era donna.
Proprio per lo stesso motivo, Elena, seppur avesse conseguito il dottorato, non potè mai esercitare l’insegnamento. La sua erudizione, però, la rese famosa tra gli studiosi italiani dell’epoca.
Elena Lucrezia Cornero morì a soli trentotto anni il 26 luglio 1684 e diede disposizione affinché tutti i suoi manoscritti fossero distrutti. In realtà le sue opere si limitarono a quattro discorsi accademici, undici elogi, cinque epigrammi, un acrostico, sei sonetti e un’ode.