Sting, attraverso l‘ambum “My Song”, rilegge canzoni che “sono il paesaggio della mia vita, ma anche – dice lui, di passaggio a Milano dove si è esibito in piazza Duomo per Radio Italia – di quella di tanti altri”.
Sting: “Nell’album My Song il paesaggio della mia vita”
In effetti i brani più famosi di Sting sono tutti raccolti in questo album. Da ‘Englishman In New York‘ a ‘Roxanne‘ non mancano icone della musica internazionale. Canzoni che hanno fatto la storia e che sono entranti nella storia di qualcuno.
“Oggi un italiano mi ha detto che lui e la moglie si sono innamorati ascoltando ‘Every breathe you take’, ma c’è anche chi ricorda un mio brano perché ha accompagnato il funerale di uno zio, mi piace – spiega – l’idea di creare una cornice per i ricordi, credo che abbia un valore al di là delle classifiche”.
Per andare contro lo streaming che domina, a parere di Sting, il mondo musicale di oggi, il cantante offre una raccolta di emozioni nel suo nuovo album. Ha voluto costruire una cornice intorno ai suoi brani più famosi, andando a raccontare, nelle note dell’album, dove e come sono nati. ‘If you love somebody set them free’ per esempio è stata scritta nel 1985 in una casa ad Hampstead, Londra, dove succedevano cose talmente strane che “temevo – ricorda divertito – fosse abitata dai fantasmi”.
Il progetto dell’album
La storia non riguarda soltanto le singole canzoni. Anche l’album ne ha una sua. “Mi avevano chiesto di suonare ‘Brand new day’ a capodanno a Times Square e ho pensato di rivederla per darle un sound più contemporaneo, il giorno dopo era nella top ten di Itunes e mi è venuta voglia di divertirmi a rivedere le mie canzoni più note in questa chiave”. Con queste parole, Sting invita anche i suoi ascoltatori a giocare in un confronto tra le versioni originali e quelle di oggi dei vari brani per trovare le differenze.
Le maggiori differenze, però, emergono di più con i brani del periodo Police, piuttosto che con quelli in cui Sting canta da solista. “È vero, mi sono preso più libertà con i miei pezzi, ma – spiega – non c’è un motivo preciso, credo che a parte le modalità di registrazione ciò che è cambiato di più nel tempo sia la mia voce, che oggi ha più sfumature e riesce meglio a raccontare storie”.
Non solo voce e musica, negli anni infatti è mutato anche l’approccio. “Da giovane hai più energia, lavori più di istinto, forse era più facile”, racconta Sting. In realtà da ‘The last ship’ alla collaborazione con Shaggy, il cantante non si è mai fermato.
Subito dopo il tour con il collega giamaicano, Sting è già pronto a partire per i concerti legati a ‘My songs’. Tappe anche in Italia. Il cantante sarà infatti il 29 luglio al Lucca Summer Festival e il 30 a Padova. L’anno prossimo, invece, sarà a Las Vegas per una ‘residency’ al Ceasar’s palace. “Ho passato anni in tour di città in città e non avevo mai accettato ma ora sono pronto: questa volta sarò io fermo e verrà gente da tutto il mondo a vedermi”.
Il voto di Sting ai liberal-democratici
Tempo di cambiamenti per Sting e non soltanto nella sua carriera. Anche politicamente il cantante annuncia una svolta.
“Ho votato per la prima volta i liberal-democratici, ho sempre votato laburista, perché sono di estrazione ‘working class’, ma il mio partito è sparito, comunque non sono scoraggiato perché sono andati a votare in tanti e questo è un buon segnale. Io sono per il ‘Remain’ perchè è vero che l’Europa va riformata, ma per farlo bisogna rimanere al tavolo, lasciarlo è da pazzi. E poi la vera sfida è il cambiamento climatico e nessuno può pensare di affrontarlo da solo. A chi è contro l’Europa mi viene da dire una cosa: non dimentichiamo che sono 70 anni che abbiamo la pace e che io non ho dovuto sparare a un tedesco, ma mio padre e mio nonno purtroppo sì”.
Il legame di Sting con la working class è ben conosciuto dagli operati della Bekaert di Figline Valdarno, in provincia di Firenze.Il cantante infatti li ha sostenuti andando a suonare al loro presidio. E non solo. Sting era presente anche a quelli della Gm di Toronto, cui ha portato in fabbrica l’opera ‘The last ship’, creando talmente risonanza che l’azienda ha deciso di non chiudere più lo stabilimento.