Il decreto ‘sicurezza bis’ non piace nemmeno all’Onu. I vertici dell’Organizzazione delle Nazioni Unite – riporta Ansa.it – hanno chiesto al governo italiano di respingere il decreto in quando, a suo giudizio, “è potenzialmente in grado di compromettere i diritti umani dei migranti, inclusi richiedenti asilo e le vittime o potenziali vittime di detenzione arbitraria, tortura, traffico di esseri umani e altre gravi violazioni dei diritti umani”.
“Violano i diritti umani”, è la sintesi di una lettera fiume di ben 12 pagine fitte, in cui si giunge a chiedere al governo di assumere “misure ad interim” per “fermare le violazioni” ed “evitare che si ripetano”. Non solo: “Gli eventuali responsabili dovranno renderne conto” qualora apposite inchieste accertino azioni contrarie alle norme internazionali. Nello specifico, si chiede al governo di ritirare le circolari di Salvini contro la Mare Jonio e di bloccare il provvedimento che multa le Ong che effettuino soccorsi in mare.
“Siamo profondamente preoccupati per queste direttive – si legge nella lettera dell’Ohchr – , che non sono basate su alcuna sentenza della competente autorità giuridica” e che appaiono agli occhi delle Nazioni Unite come “l’ennesimo tentativo di criminalizzare le operazioni ‘search and rescue’ delle organizzazioni civili”, oltre a “intensificare il clima di ostilità e xenofobia nei confronti dei migranti”.
Il Ministro degli Affari Esteri Enzo Moavero ha confermato di aver ricevuto dalla Rappresentanza Permanente presso le Nazioni Unite a Ginevra una lettera. Quest’ultima conteneva richieste di chiarimenti e “rilievi di preoccupazione con riguardo alla bozza del cosiddetto ‘decreto sicurezza bis‘ non ancora discusso dal Consiglio dei Ministri”.
“La lettera è stata trasmessa anche al Ministero dell’Interno e, naturalmente, riceverà da parte del Governo la dovuta attenzione, in coerenza con il tradizionale rispetto degli impegni internazionali e dell’assoluta tutela dei diritti umani”. Si precisa inoltre che una copia della missiva è stata recapitata “per conoscenza” anche al governo libico e all’Unione Europea.