La Gran Bretagna proclama ufficialmente lo stato di “emergenza climatica“. La Camera dei Comuni britannica ha approvato una mozione presentata dall’opposizione laburista. La mozione rappresenta un successo per il leader del Labour, Jeremy Corbyn, che l’aveva personalmente sottoposta all’aula. Esultano anche i movimenti ecologisti che l’avevano invocata in una serie di manifestazioni di piazza fino a oggi.
La sfida laburista al governo Tory punta fra l’altro a un livello zero di emissioni nocive prima della data finora indicata del 2050 e all’incremento delle fonti rinnovabili. Nel dibattito alla Camera, il ministro dell’Ambiente, Michael Gove, rispondendo a Corbyn ha riconosciuto l’esistenza di un’emergenza, ma non si è spinto fino ad appoggiare la mozione.
“Questo può essere l’inizio di una serie di azioni”, ha detto alla fine Corbyn a una folla di ambientalisti. “Prendiamo l’impegno di lavorare con altri Paesi per allontanare la catastrofe climatica e per rendere chiaro a Donald Trump che non può ignorare gli accordi internazionali”, ha concluso.
A sostegno dell’iniziativa ieri di nuovo in piazza manifestanti di gruppi ecologisti radicali come Greenpeace ed Extinction Rebellion. Presente anche la sinistra giovanile britannica Momentum. L’emergenza climatica è stata già proclamata dal Comune di Londra su proposta del sindaco laburista, Sadiq Khan. Annunciata anche dai governi locali di Scozia e Galles.
Intanto il candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti Beto O’Rouke non accetterà soldi dalle società del petrolio, del gas e del carbone. Il giovane candidato texano ha reso noto di aver restituito i finanziamenti che non rispettano l’impegno contro i soldi legati ai carburanti fossili, “per proteggere il clima, la salute e la democrazia”. Tra gli altri candidati democratici che hanno firmato il “No Fossil Fuel Money Pledge”, Bernie Sanders ed Elizabeth Warren.