“Questo attaccamento alla poltrona non lo capisco. A Siri abbiamo chiesto un passo indietro. Continui a fare il senatore, non va mica per strada”. A parlare è il vicepremier Luigi Di Maio al Corriere della Sera. Nel mirino c’è il sottosegretario leghista coinvolto nello scandalo tangenti. “Parliamo tanto di lotta ai delinquenti e quando un politico è indagato per corruzione stiamo zitti? Non funziona così. Certo che Conte dovrebbe spingerlo alle dimissioni. E lo farà, ne sono sicuro”, spiega il ministro dello Sviluppo Economico.
Con un decreto? “Deciderà lui come. Di Salvini mi fido, meno di chi gli sta vicino”. Il riferimento di Di Maio è a “questo Paolo Arata che avrebbe scritto il programma sull’energia della Lega, che lo propose alla guida dell’Autorità Arera e che, per le inchieste, è il faccendiere di Vito Nicastri, vicino alla mafia. Credo che la Lega debba prendere le distanze da lui e chiarire il suo ruolo, visto che il figlio è stato assunto da Giorgetti”.
Di Maio dà però rassicurazioni sulla tenuta dell’esecutivo: “Il governo è uno e c’è un contratto. Non si è rotto nulla, per noi va avanti. Vogliamo fare tante cose e in squadra. Mi auguro valga lo stesso per la Lega. Governare sapevo che non sarebbe stato semplice. Non mi delude la Lega, mi impensierisce quando evoca crisi di governo irresponsabili”. Sull’innalzamento del toni negli ultimi giorni, “abbiamo risposto quando era opportuno farlo. Il punto è il rispetto di questo governo. Se c’è un problema in Libia, si affronta insieme. Non che ognuno parte per la tangente improvvisando soluzioni che non esistono”.
In merito alle azioni del governo contro la mafia, “chiedete a chi ne ha diretta competenza, non voglio sconfinare. Certo, non è con un comizio che si combatte la mafia – dice in riferimento alla visita di Salvini a Corleone -, servono misure vere e il buon esempio della politica, come ha detto Di Matteo. Noi abbiamo presentato proposte sul voto di scambio e contro la corruzione, di cui la mafia si nutre”.
Sul Salva-Roma, infine, “è stato montato un film su un provvedimento a costo zero. Per difendere un indagato per corruzione, si è colpita una città. Lo trovo paradossale”, rimarca Di Maio, che dice no alla “proposta leghista per la libera circolazione delle armi”. Quanto all’autonomia, “è nel contratto e la porteremo a casa, ma controlleremo riga per riga. Se qualcuno pensa di spaccare il Paese in due e tornare alla Padania, ha capito male. Non bisogna abbandonare il Sud”.