Formati a Villa Magnisi, a Palermo, altri 80 operatori di primo soccorso. L’Ordine dei medici del capoluogo siciliano li ha abilitati alle manovre di rianimazione cardiopolmonare di base e all’utilizzo dei defibrillatori semiautomatici.
Si tratta di un percorso di training offerto gratuitamente dall’Omceo a tutti i giovani camici bianchi e promosso in tutte le province siciliane gia’ dal 2018; proseguira’ nel 2019 grazie alle lezioni di istruttori medici e infermieri Vlsd/Pblsd volontari, a cui il presidente dei medici siciliani Toti Amato ha rivolto un particolare ringraziamento “per la preziosa collaborazione”.
“Salvare una vita e’ un dovere umano oltre che medico, bisogna imparare a non essere spettatori inermi in caso di primo soccorso”, sottolinea Amato, ricordando “che si puo’ salvare una vita grazie a pochi e semplici gesti, che dovrebbero conoscere anche i ragazzi, gia’ dai banchi di scuola, diventando ambasciatori di manovre di rianimazione nelle loro famiglie. Sarebbe un grande apporto per ridurre significatamente il numero dei decessi in casi di emergenza”.
Dopo il corso di “Esecutori Blsd-Basic Life Support Defibrillation”, i giovani anestesisti di Palermo, specializzati nel 2014, hanno donato all’Omceo un defibrillatore automatico esterno (Dae) alla presenza del presidente Amato, di moltissimi giovani colleghi e degli organizzatori dell’evento: Daniela D’angelo, presidente dei revisori dei conti dell’Omceo, Giovanni Luca D’Agostino, anestesista rianimatore del 118 Palermo-Trapani e istruttore Blsd/Pblsd, e William Figa’, anestesista rianimatore dell’Asp 6.
La cerimonia e’ stata un’occasione per richiamare i tanti episodi, consegnati dalla cronaca, di persone salvate grazie alla capacita’ di semplici testimoni intervenuti con poche manovre, e il ruolo determinante del Dae nel mantenere in vita, fino all’arrivo in ospedale, chi e’ colpito da un arresto cardiaco. Secondo Antonio Iacono, consigliere dell’Omceo e dirigente responsabile U.o.s.d. Trauma center dell’Azienda Ospedaliera Villa Sofia-Cervello, serve una maggiore promozione di una cultura del soccorso: “E’ un investimento sulla societa’. Un corso Blsd andrebbe diffuso anche attraverso i canali televisivi per raggiungere una utenza piu’ capillare, chi non frequenta normalmente l’ambiente medico e sanitario