In Italia mancano 13 mila laureati in ingegneria digitale: negli ultimi tre anni sono state circa 65 mila le vacancy nel digitale.
A segnare il perimetro del vuoto tra domanda e offerta di lavoro nel settore dell’ Information Comunication Technology è uno studio diffuso dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma che, con la collaborazione dell’associazione italiana Fitce Aict e dall’Associazione spagnola Fitce ha presentato i numeri del dissesto formativo digitale nel corso di un convegno a Roma, cui ha partecipato anche il Colegio Oficial de Ingenieros de Telecomunicación e dell’Instituto de la Ingeniería de España. Non solo in Italia quindi: in Europa il vuoto formativo è significativo visto che, oltre alla mancanza di ingegneri, si registra che ben il 44% dei cittadini europei non ha una cultura di ‘basic digital skills’.
Scoperti ancora settori chiave come la cybersecurity, il cloud computing, la blockchain e l’IoT. Gli ingegneri del futuro non dovranno però avere solo competenze tecniche ma anche interdisciplinari con il business e il management. Si dovranno creare, secondo gli analisti dell’Ordine degli ingegneri della Provincia di Roma, delle ‘e-skills’ che riguardano settori chiavi come la cybersecurity, il cloud computing, la blockchain e l’IoT. E si dovranno “affiancare a soft skills quali flessibilità e capacità di ragionamento”. Non solo. Non dovrà mancare nemmeno “la formazione continua, la così detta ‘lifelong learning’ che dovrebbe occupare secondo gli esperti “un tempo medio stimato di complessivi 100 giorni all’anno”.