Lo storico Gran Caffè Gambrinus di Napoli batte un record e realizza la pastiera più grande del mondo. Il dolce tipico della tradizione partenopea ha un motivo in più per essere famoso al di fuori dei confini dell’Italia. Oltre che per la sua indiscussa bontà, con i suoi 306 kg e un diametro di 2,10 metri la pastiera napoletana stupisce ancora.
Non sbalordiscono soltanto il peso e le dimensioni. Per realizzare questa pastiera monumentale è stato necessario un ripieno con numeri da capogiro. Ben 60 kg di ricotta, 60 kg di zucchero, 60 kg di grano, 600 uova (pari a 36 kg) 25 litri di latte, 25 kg di cubetti di arancio. Tutta la bontà del ripieno è stata magistralmente racchiusa in un esterno non meno impegnativo. Sono stati preparati infatti 40 kg di pasta frolla, ci sono voluti 4 pasticcieri e circa 4 ore per cuocerla.
A presentarla i maestri pasticceri dello storico locale napoletano ed il suo staff, il consigliere regionale dei verdi Francesco Emilio Borrelli e lo speaker radiofonico di Radio Marte Gianni Simioli. Con meritato orgoglio mostrano su Facebook la monumentale opera realizzata. Non bastano due braccia allargate per contenere l’intero diametro di questa pastiera.
Il dolce, tipico della ricorrenza pasquale, fino a sabato sarà esposto nel locale mentre dal 13 aprile sarà possibile assaggiarla gratuitamente.
La pastiera è un dolce della tradizione partenopea, generalmente preparato nel periodo pasquale. Si tratta di una torta di pasta frolla farcita con un ripieno a base di ricotta, frutta candita, zucchero, uova e grano bollito nel latte. Il contrasto tra la croccantezza dell’esterno friabile e la morbidezza della farcia crea un’esplosione di gusto in bocca.
Non tutte le pastiere sono uguali. I profumi e i sapori di questo dolce possono cambiare in base alle spezie e agli aromi utilizzati nella preparazione.
La ricetta più classica prevede cannella, canditi, scorze di arancia, vaniglia e acqua di fiori d’arancio. Qualcuno preferisce infatti aggiungere crema pasticcera nell’impasto interno o cioccolato bianco nella pasta frolla. Le variazioni però sono ormai all’ordine del giorno ma nulla riesce a spodestare la pastiera napoletana dal suo trono di regina.
Nel Salernitano per esempio esiste anche una variante tradizionale ottenuta con il riso, un tempo ampiamente prodotto localmente, al posto del grano. A Mondragone, invece, in provincia di Caserta, la pastiera non è riempita con ricotta ma con tagliolini di pasta fatta in casa.
La tradizione vuole che le massaie partenopee preparassero solitamente la pastiera il giovedì santo, il venerdì santo o il sabato santo. Per questo motivo il dolce napoletano è associato al periodo pasquale. Oggi però si può gustare tutto l’anno nelle migliori pasticcerie napoletane. Si consuma in ogni evento familiare, visto che in commercio si trovano molti ingredienti per farla più velocemente, in particolare il grano cotto.
Secondo la leggenda, a creare la pastiera napoletana fu la sirena Partenope. Questa origine deriva probabilmente dal rituale delle offerte votive del periodo primaverile, durante le feste pagane. Sembra infatti che la leggenda si leghi al culto di Cerere. Le sue sacerdotesse portavano in processione l’uovo, simbolo della rinascita. Da qui il passaggio alla tradizione cristiana, che assunse questo simbolo. Oggi, infatti, la pastiera napoletana viene preparata principalmente nel periodo pasquale. La ricetta attuale fu perfezionata proprio nei conventi e divennero celebri quelle delle suore del convento di San Gregorio Armeno.
Un’altra leggenda però sembra avvicinarsi di più alla realtà. Si narra infatti che alcuni pescatori erano rimasti in balia delle onde per un giorno e una notte, a causa dell’improvviso maltempo. Fortunatamente rientrati a terra, tutti si chiedevano come avessero fatto a sopravvivere in mare per tutto questo tempo. I pescatori risposero che avevano potuto mangiare la “pasta di ieri”, fatta con ricotta, uova, grano e aromi.
Ecco che da quel momento la pastiera napoletana cominciò ad essere il simbolo della rinascita. Non solo per gli ingredienti che la compongono, tra cui appunto l’uovo, ma anche perché aveva salvato la vita a quei pescatori.
Foto da Facebook.