Il governo, vara il Def (Documento di economia e finanza), approvato al termine di una riunione durata circa 30 minuti del Consiglio dei ministri. C’è un “antipasto” di Flat tax e le norme per il rimborso dei risparmiatori delle banche.
I numeri dell’Italia
Confermati alcuni dei numeri circolati negli ultimi giorni. Come si legge su Repubblica, il governo delinea per il 2019 una crescita a legislazione vigente dello 0,1% (dal +1% ipotizzato alla fine di dicembre), destinato a salire allo 0,2% conteggiando le misure che si attendono nel breve periodo, a cominciare dal decreto Crescita che è stato approvato ‘salvo intese’ dal Cdm nei giorni scorsi. Numeri, grossomodo, in linea con le più recenti previsioni della Commissione europea e del Fmi.
Tra le altre importanti variabili di finanza pubblica, il debito pubblico è visto peggiorare al 132,7% del Pil per quest’anno, in rialzo dal 132,2% del 2018 a causa della “bassa crescita nominale” e “rendimenti reali relativamente elevati”, con un calo nel 2020 al 131,7% e “via via fino al 129,8 per cento nel 2022”. Anche il deficit/Pil peggiora, curiosamente tornando al 2,4% che era stato bloccato dalla Commissione europea ai tempi della Manovra. Anche per questi peggioramenti, si prevede di attivare la clausola concordata con Bruxelles che congela definitivamente 2 miliardi di spese.
Il piano per le riforme
Il documento non spiega nel dettaglio le misure, ma indica il quadro macroeconomico e le intenzioni del governo che si concretizzeranno poi d’autunno con la legge di Bilancio. In questo contesto trova spazio un riferimento sia agli sgravi alle famiglie – voluti dal M5s – sia alla tassa piatta che la Lega ritiene imprescindibile per far andare avanti il governo. Il Tesoro, come spesso accaduto, sta cercando di mediare e lo stesso ministro Tria, intervistato oggi da Repubblica in edicola, ha chiarito che il Def “sarà essenzialmente a legislazione invariata”. Insomma, niente promesse altisonanti, ma si “specificherà che si sta lavorando perché la legge di Bilancio accolga una continuazione della riforma fiscale nella direzione del programma di governo e nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica fissati nello stesso Def che stiamo varando”.
Per incentivare gli investimenti, le imprese potranno beneficiare di una riduzione dell’aliquota Ires applicabile agli utili non distribuiti”, si leggeva in una delle bozze circolate prima della riunione. La doppia aliquota Irpef “sarà coperta da una riduzione delle spese fiscali, salvaguardando quelle destinate al sostegno della famiglia e delle persone con disabilità”, si precisa.
Nel Documento trovano spazio anche gli approfondimenti sui provvedimenti-cardine del governo, fin qui adottati: Reddito di cittadinanza e Quota 100. Sul fronte della crescita, al primo si attribuisce un beneficio di 0,2 punti percentuali di Pil e al secondo un effetto nullo. Per l’occupazione, la stima è che il Reddito porti 260mila occupati in più e nella Pa si stima un turnover del 35% (nel 2019) sulle centomila uscite aggiuntive determinate dal nuovo calcolo previdenziale.
Tra le altre misure cui si fa riferimento, si trova una sorta di tavolo con enti locali e Autorità per rivedere le concessioni nel loro complesso. Il governo studia poi la possibilità di estendere il saldo e stralcio delle cartelle (cioè la sanatoria che taglia non solo sanzioni e interessi, ma anche l’entità dei debiti) anche per le imprese. Quando si elencano i vari provvedimenti di rottamazione e chiusura delle liti pendenti si precisa anche che “nel 2019 si valuta la possibilità di introdurre misure simili anche per le posizioni debitorie delle imprese”.
“La maggioranza sia responsabile e pensi alla crescita”
Ma Tria ha confermato di non aver mai pensato alle dimissioni nonostante attacchi e pressioni: “Mai pensate e mai minacciate, anche perché quando ci si dimette davvero lo si fa senza minacciarlo prima. L’unico motivo per cui potrei pensare alle dimissioni è per andare un po’ in vacanza. Ma, scherzi a parte, il mio posto, fino a quando sono utile, è al governo”.
Riguardo al Def, il ministro ha spiegato che “sarà essenzialmente a legislazione invariata, escluso l’impatto delle misure sulla crescita che stiamo varando. Si specificherà che si sta lavorando perché la legge di Bilancio accolga una continuazione della riforma fiscale nella direzione del programma di governo e nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica. Evidentemente si tratta di una manovra complessa che dovrà toccare sia il lato delle entrate sia il lato delle spese”.
Eppure la recessione c’è e si fa sentire: “I Paesi più colpiti in Europa sono le due principali potenze manifatturiere, ossia Germania e Italia. La Germania parte da livelli di crescita del Pil più alti dei nostri e quindi anche il rallentamento non la porta a livelli di crescita vicini allo zero. E poi, qualunque cosa si possa pensare della legge di Bilancio, compreso il reddito di cittadinanza e Quota 100, questa non ha ovviamente ancora dato i suoi effetti. Bisognerà aspettare la seconda metà dell’anno per vederne qualcuno, così come per vedere gli effetti delle misure urgenti per la crescita che spero siano approvate questa settimana”.