Dal Pil arriva qualche segnale positivo ma l’economia italiana rimane debole. Emerge da uno studio dell’Istat. Secondo l’istituto di statistica, sul Pil pesano “le prospettive dell’economia internazionale caratterizzate dalla presenza di rischi al ribasso”, come “l’incognita Brexit e i negoziati tra Stati Uniti e Cina ancora in corso”.
Pil con qualche segnale positivo ma l’economia italiana rimane debole
L’Istat segnala che l’indice della produzione industriale ricomincia a mostrare segnali di vivacità. Sono migliorati infatti gli ordinativi e sul mercato del lavoro prosegue la fase di stabilità. La situazione comunque non cambia di molto. “Nonostante alcuni segnali positivi, i dati congiunturali descrivono complessivamente una fase di debolezza dell’economia italiana”. Lo scrive l’Istat nella Nota sull’andamento della crescita riferita al mese di marzo.
Il dato contrario al trend riguarda l‘aumento della disoccupazione. A febbraio, infatti, il tasso di disoccupazione risale, attestandosi al 10,7%, in aumento di 0,1 punti. Lo rileva l‘Istat, diffondendo i dati provvisori. Aumentano dell’1,2% (+34 mila) le persone in cerca di occupazione, risultando pari a 2 milioni 771 mila.
Dai dati provvisori diffusi dall’Istat si evince come la diminuzione di febbraio si rifletta in una contrazione dei dipendenti (-44mila), sia permanenti (-33 mila) che a termine (-11 mila). Invece risultano in aumento gli indipendenti (+30 mila). Su base annua invece l’occupazione risulta ancora in crescita (+113 mila)
Il reddito disponibile lordo delle famiglie consumatrici si è ridotto. I consumi, inoltre, sono migliorati soltanto attraverso un’ulteriore flessione della propensione al risparmio.
In un contesto europeo di decelerazione dell’inflazione, prosegue ancora l’Istat nella sua nota, permane il differenziale inflazionistico a favore dell’Italia, e si conferma l’indebolimento della fiducia sia delle imprese sia dei consumatori.
In ogni caso, sottolinea l’Istituto di statistica, l’indicatore anticipatore ha segnato una flessione di intensità ridotta rispetto al mese di febbraio, suggerendo un possibile cambiamento rispetto alla fase di contrazione dei livelli di attività economica manifestatasi negli scorsi mesi.