La Libia ripiomba nel caos e rivive i fantasmi della guerra civile. L’esercito del generale Haftar, infatti, sta avanzando verso Tripoli. Sfida aperta al governo di Al Sarraj appoggiato dall’Italia e dall’Onu. “I governi di Francia, Italia, Emirati Arabi Uniti, Gran Bretagna e Stati Uniti sono preoccupati per i combattimenti in Libia, ed esortano tutte le parti a ridurre le tensioni che stanno ostacolando le prospettive di una mediazione politica dell’Onu”, si legge in una dichiarazione congiunta.
La portavoce russa del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, dichiara: “Speriamo che questo tipo di scenario non si realizzi. Siamo consapevoli che la crisi sarà risolta con gli sforzi politico-diplomatici e negli ultimi anni ci siamo impegnati a tal fine”, ha aggiunto.
La Libia ripiomba nel caos
La conquista di Tripoli è però una missione quasi impossibile dato che a difesa della capitale s’è schierata la potentissima Misurata. La preoccupazione è dichiaratamente forte e la conferenza nazionale in programma a Ghadames dal 14 al 16 aprile è a rischio. Haftar ha dunque lanciato “l’Operazione per la liberazione di Tripoli” dopo che le sue truppe sono entrate senza combattere a Garian, un centro situato a 80 km in linea d’aria dal centro di Tripoli.
In un audio-messaggio, Haftar si è rivolto al suo esercito “Eccoci, Tripoli. Eccoci, Tripoli”, ha detto evocando una formula islamica legata al pellegrinaggio alla Mecca. “Eroi, l’ora è suonata, è venuto il momento del nostro appuntamento con la conquista. Oggi facciamo tremare la terra sotto i piedi degli ingiusti”, ha aggiunto il generale cirenaico. Sarà “salvo” solo “colui che depone le armi” e “che sventola bandiera bianca”.
La sfida di Haftar
Molti analisti ritengono che Haftar non abbia la forza per espugnare la capitale libica. La mossa sarebbe dunque solo un modo per presentarsi in posizione di forza alla conferenza di Ghadames. Il segretario generale dell’Onu, Guterres, ha invocato “calma e moderazione”. Ma giovedì in serata è stata segnalata una ripresa degli scontri che mercoledì avevano causato la morte di almeno un uomo dell’Lna nei pressi di Alasaba.
Il premier Giuseppe Conte è tornato a invocare “un percorso politico sotto la guida delle Nazioni Unite” perché “le opzioni militari, tanto più se unilaterali, non offrono alcuna garanzia di realizzare soluzioni responsabili e durature”. Matteo Salvini ha posto la questione alla riunione dei ministri dell’Interno del G7 a Parigi e ha sentito telefonicamente il vicepremier libico Maitig.