A man waves both a Union flag and a European flag together on College Green outside The Houses of Parliament at an anti-Brexit protest in central London on June 28, 2016. EU leaders attempted to rescue the European project and Prime Minister David Cameron sought to calm fears over Britain's vote to leave the bloc as ratings agencies downgraded the country. Britain has been pitched into uncertainty by the June 23 referendum result, with Cameron announcing his resignation, the economy facing a string of shocks and Scotland making a fresh threat to break away. / AFP PHOTO / JUSTIN TALLIS (Photo credit should read JUSTIN TALLIS/AFP/Getty Images)
La cosiddetta “hard Brexit” è ormai quasi inevitabile. La Camera dei Comuni boccia i “piani B” all’accordo di Theresa May. “No”quindi alla possibilità di un secondo referendum o di uno stop alla Brexit per evitare il temutissimo “no deal”.
E sebbene il ministro della Brexit, Stephen Barclay, abbia rilanciato l’ipotesi di un quarto voto sull’accordo, la strada segna ormai tracciata. “Ai Comuni – ha commentato Mark Francois, vicepresidente dell’European Research Group (Erg), la corrente degli euroscettici Tory più radicali – ha avuto luogo un tentativo di golpe contro la Brexit, che ha coinvolto anche esponenti di spicco del governo, ma che i deputati della base (backbenchers) hanno sventato. Il golpe è fallito”. “Il risultato è che ora siamo sulla strada per uscire dall’Ue tra 11 giorni, nel rispetto della volontà dei 17,4 milioni di elettori che al referendum del 2016 hanno votato Leave”.
“La Camera dei Comuni ha di nuovo votato contro tutte le opzioni. Una hard Brexit diventa quasi inevitabile. Mercoledì il Regno Unito avrà l’ultima possibilità di rompere lo stallo o di affrontare l’abisso”, scrive intanto su Twitter il coordinatore del Parlamento europeo sulla Brexit, Guy Verhofstadt.