A scopo estetico o medico, il tatuaggio resiste a mode e culture, si evolve nel tempo e si diffonde soprattutto tra i giovanissimi. Il corpo però reagisce in qualche modo alla presenza ‘estranea’ del tatuaggio.
Cosa avviene nella pelle durante un tatuaggio
Il tatuaggio consiste nell’inserimento di pigmenti all’interno della pelle. Il pigmento viene spinto oltre l’epidermide, nel derma, strato più profondo non coinvolto nel processo di cheratinizzazione di continuo rinnovamento cellulare.
La macchinetta per il tatuaggio inserisce piccoli aghi, carichi di colore, nella pelle a una frequenza da 50 a 3.000 volte al minuto. L’ago attraversa l’epidermide consentendo all’ inchiostro di arrivare in profondità, nel derma, strato composto da fibre di collagene, cellule, nervi, ghiandole e vasi sanguigni.
Tutte le volte che l’ago penetra causa una ferita che allerta il corpo ad attivare il processo infiammatorio, richiamando quindi le cellule immunitarie verso la zona danneggiata per iniziare a riparare la pelle. E’ questo in effetti il processo che rende il tatuaggio permanente.
La risposta dell’organismo
I macrofagi sono cellule mononucleate tissutali la cui funzione principale la capacità di inglobare nel loro citoplasma particelle estranee (fagocitosi): raggiungendo la ferita iniziano a inglobare l’inchiostro depositato nel tentativo di eliminarlo. I macrofagi quindi fagocitano il materiale invasore con lo scopo di ripulire il danno infiammatorio. Queste cellule inoltre viaggiano nel sistema linfatico ed alcune di esse sono portate, colme di pigmento, all’interno dei linfonodi.
Altre particelle di pigmento rimangono sospese nella matrice del derma, mentre altre ancora vengono fagocitate dalle cellule dermiche, i fibroblasti.
Inizialmente l’inchiostro è depositato anche nell’epidermide, ma dato che la pelle si rigenera, le cellule epidermiche danneggiate vengono perse e sostituite da cellule nuove prive di pigmento.
Mentre il completo rinnovamento dell’epidermide richiede dalle 2 alle 4 settimane, le cellule dermiche rimangono in posizione, colme di pigmento, fino alla loro morte. Quando questa avviene il loro contenuto di inchiostro viene assorbito da cellule più giovani nelle vicinanze.
Nel tempo, comunque, i tatuaggi subiscono un lento processo di dissolvimento, grazie alla continua azione dei macrofagi che reagiscono alla presenza dei pigmenti, considerandoli come elementi estranei al nostro corpo, quindi da eliminare.