La Procura di Locri ha chiesto il rinvio a giudizio per Domenico Lucano. Il di Riace è stato sospeso dal suo incarico e attualmente è sottoposto al provvedimento di divieto di dimora nel piccolo centro della Locride divenuto modello di accoglienza per i migranti. Si legge sulla Gazzetta del Sud.
La richiesta riguarda altri 29 indagati nell’operazione Xenia. L’udienza preliminare davanti al Gup di Locri Amelia Monteleone è fissata per il primo di aprile.
Sulla base delle indagini della guardia di finanza, i reati contestati a Lucano e agli altri indagati sono il reato di associazione per delinquere e abuso d’ufficio.
Secondo le accuse, Lucano avrebbe procurato ad alcune associazioni “un ingiusto vantaggio patrimoniale, pari a 2.300,615 euro”. Si contesta anche “l’esercizio della funzione pubblica degli uffici del ministero dell’Interno e della Prefettura di Reggio Calabria, preposti alla gestione dell’accoglienza dei rifugiati nell’ambito dei progetti Sprar, Cas e Msna e per l’affidamento dei progetti da esplicare nell’ambito del Comune di Riace”. In tal senso, il ministero e la Prefettura reggina potrebbero costituirsi parte civile.
Intanto è stata annullata la misura cautelare dell’obbligo di firma a Tesfahun Lemlem, la compagna di Mimmo Lucano. Alla donna, di origine etiope, si contestano gli stessi reati del sindaco sospeso di Riace, tra cui il favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, in particolare per aver cercato di far venire in Italia il fratello combinando un falso matrimonio.