Mario Ginatta, figlio del patron della Blutec, colosso del settore automotive in amministrazione giudiziaria dopo l’arresto dei vertici societari per una presunta truffa ai danni dello Stato, è stato condannato con rito abbreviato a 8 mesi di carcere, commutati in libertà controllata.
L’inchiesta ‘Tacco 12’
Ginatta era accusato di avere pagato una minorenne per una prestazione sessuale nell’ambito dell’inchiesta ‘Tacco 12’, su un presunto giro di ragazze immagine di alcuni club privé avviate alla prostituzione.
Insieme a lui sono stati condannati anche il suo ‘tuttofare’ Vincenzo Liello e il fidanzato di una delle giovani, che si è costituita parte civile, Michal Palumbo. Processati con rito abbreviato, sono stati condannati rispettivamente a 1 anno e 8 mesi e a 4 anni e 8 mesi. Secondo l’accusa, rappresentata in aula dal pm Dionigi Tibone, Liello accompagnava le escort agli incontri, mentre Palumbo sfruttava la sua fidanzata facendola prostituire. Per i tre, il magistrato aveva chiesto pene da uno a cinque anni di carcere.
A far scattare le indagini, condotte dalla Squadra mobile di Torino, era stato nel marzo 2017 uno dei clienti dei club. Gli investigatori avevano raccolto le testimonianze di 11 ragazze, alcune minorenni. Per aggirarsi tra i tavoli dei locali in abiti succinti i clienti le pagavano 40 euro, 130 euro era invece la tariffa di un privè. Parte della somme venivano trattenute dal gestore del locale.