Marcello De Vito, presidente dell’assemblea capitolina, è finito in manette con l’accusa di corruzione. Secondo gli inquirenti, l’esponente del M5S avrebbe avrebbe intascato mazzette per favorire l’imprenditore Luca Parnasi per la costruzione del nuovo stadio.
Il gip Maria Paola Tomaselli ha diposto l’arresto anche per l’avvocato Camillo Mezzacapo, affidatario di incarichi per volere di De Vito. Ai domiciliari vanno invece l’architetto Fortunato Pititto e Gianluca Bardelli.
“Marcello De Vito è fuori dal MoVimento 5 Stelle. Mi assumo io la responsabilità di questa decisione, come capo politico, e l’ho già comunicata ai probiviri”. Lo annuncia Luigi Di Maio riferendosi alla vicenda dello stadio della Roma. “Quanto emerge in queste ore oltre ad essere grave è vergognoso, moralmente basso e rappresenta un insulto a ognuno di noi, a ogni portavoce del MoVimento nelle istituzioni, ad ogni attivista che si fa il mazzo ogni giorno per questo progetto. Non è una questione di garantismo o giustizialismo, è – ribadisce il capo politico del M5S – una questione di responsabilità politica e morale: è evidente che anche solo essere arrivati a questo, essersi presumibilmente avvicinati a certe dinamiche, per un eletto del MoVimento, è inaccettabile“.
E in Campidoglio, intanto, scattano le perquisizioni da parte dei carabinieri. Al setaccio anche uffici di Acea, l’Italpol e la Silvano Toti Holding Spa. Nell’inchiesta risultano indagati anche i fratelli Pierluigi e Claudio Toti, presidente e vicepresidente della holding di famiglia.
I due sono coinvolti nel capitolo di indagine che riguarda l’appalto per gli Ex mercati generali di Roma. Nel registro degli indagati anche Giuseppe Statuto, amministratore della Lux Holding per l’appalto della vecchia Stazione Trastevere.
“Questa congiunzione astrale tra ….tipo l’allineamento della cometa di Halley …hai capito cioè…è difficile secondo me che si verifichi …noi Marcè dobbiamo sfruttarla sta cosa, secondo me guarda ci rimangono due anni”. Parlava così il 4 febbraio scorso l’avvocato Mezzacapo con Marcello De Vito. Parole che secondo il gip di Roma si riferisce allo sfruttare “il ruolo pubblico di De Vito per fini privatistici e ottener lauti guadagni”.
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