Mentre il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, riferisce in Aula a Montecitorio sul prossimo Consiglio europeo e sull’accordo sulla Via della Seta, le opposizioni puntano l’attenzione sul caso della nave Ong Mediterranea, bloccata nelle acque di Lampedusa. “Di fronte alla singola emergenza siamo tutti in difficoltà: dobbiamo tutti impegnarci a non strumentalizzare il singolo caso perché di fronte all’emergenza siamo tutti coinvolti”, ha detto Conte.
La protesta delle opposizioni sui migranti, Conte: “No alle strumentalizzazioni”
“Il presidente del Consiglio dica subito quello che sta accadendo al largo di Lampedusa, che avviene sulla pelle di esseri umani e espone l’Italia all’interesse del mondo. Il presidente Conte alzi il telefono e dia ordine di far sbarcare quei profughi. Dimostri di essere il capo del Governo”, dice nell’Aula della Camera Dario Franceschini riferendosi alla vicenda della nave Mare Ionio.
Intanto la Lega protesta. “La Lega ritiene che il governo su questa vicenda non abbia nulla da dire. E sa che una prassi consolidata da parte del governo ha permesso un crollo degli sbarchi e delle morti in mare”, ha detto nell’Aula della Camera il capogruppo della Lega Riccardo Molinari. “Per me – sottolinea – è sospetta la coincidenza temporale tra gli interventi della sinistra e la votazione in Senato sul ministro Salvini. Ho la sensazione che si stiano usando quelle persone per la lotta politica”.
Dopo la replica al Partito Democratico, il premier ha ribadito che “il governo non si è mai sottratto all’interlocuzione sull’immigrazione. Può piacere o no, siamo portatori di una politica strutturata, multilivello. Ci siamo battuti in Ue perché fosse affermata e la trovate in buona parte nelle conclusioni del Consiglio del giugno scorso. Questo governo si sta battendo ma mi batto e mi batterò sempre perché la politica dell’immigrazione che regolazione e gestione dei flussi migratori sia affrontata in modo strutturale non emergenziale“.
“Noi – ha aggiunto Conte parlando del prossimo Consiglio – crediamo che la crescita della produttività del lavoro debba alimentare la crescita dei salari dei lavoratori piuttosto che l’accumulo di surplus commerciali, che oltre una certa misura sono vietati dalle stesse regole europee”.