“Spiace che muoia sempre qualcuno di giovane. Non ho mai conosciuto questa persona e non le ho mai parlato“: così il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha risposto oggi a Melfi (Potenza) a chi gli chiedeva un commento sulla morte di Imane Fadil, la modella marocchina teste chiave nel processo Ruby. “Quello che ho letto delle sue dichiarazioni – ha aggiunto Berlusconi – mi ha fatto sempre pensare che fossero tutte cose inventate e assurde”.
Imane Fadil è morta per “un mix di sostanze radioattive“. È quanto emerso dagli esami tossicologici. La Procura di Milano intanto indaga per omicidio volontario.
Caso Ruby, Imane Fadil è morta per un “mix di sostanze radiottive”
La Procura di Milano ha riferito che Fadil è morta dopo “un mese di agonia”. Secondo le indagini, la modella marocchina, ricoverata il 29 gennaio prima in terapia intensiva e poi rianimazione, è stata vigile fino all’ultimo, nonostante i forti dolori e il “cedimento progressivo degli organi“.
“Al decesso della paziente, il 1 marzo scorso, l’Autorità Giudiziaria ha disposto il sequestro di tutta la documentazione clinica e della salma. Il 6 marzo, Humanitas ha avuto gli esiti tossicologici degli accertamenti richiesti, lo ha prontamente comunicato agli inquirenti”, spiega l’Humanitas di Rozzano dove era ricoverata Imane Fadil, teste chiave del caso Ruby, precisando che la struttura “ha messo in campo ogni intervento clinico possibile per la cura e l’assistenza” della ragazza.
Il procuratore di Milano Francesco Greco, che ha dato ai cronisti la notizia della morte di Fadil e delle indagini per omicidio volontario per un sospetto avvelenamento, ha spiegato che nelle settimane in cui la modella marocchina è stata ricoverata, l’ospedale non aveva comunicato alcunché alla magistratura, neanche il giorno in cui è morta, nonostante non fossero chiare le cause del decesso né ci fosse una diagnosi chiara.
L’ospedale Humanitas, con una nota, ha voluto precisare che “la paziente è stata ricoverata lo scorso 29 gennaio in condizioni cliniche molto gravi. È stata presa in carico da una équipe multidisciplinare che ha messo in campo ogni intervento clinico possibile per la cura e l’assistenza della paziente, compresi tutti gli approfondimenti diagnostici richiesti dai curanti”.
Alla morte della paziente, si legge ancora nel comunicato, “il 1 marzo scorso, l’Autorità Giudiziaria ha disposto il sequestro di tutta la documentazione clinica e della salma. Il 6 marzo, Humanitas ha avuto gli esiti tossicologici degli accertamenti richiesti, lo ha prontamente comunicato agli inquirenti”. Per rispetto della privacy e dell’indagine in corso, “Humanitas non rilascerà ulteriori commenti su nessun aspetto di questa vicenda”.