La questione della Via della Seta ha sollevato un polverone che tiene sotto scacco il Governo italiano. Se da un lato il vicepremier Luigi Di Maio assicura che “nel governo c’è totale accordo” precisando che l’accordo con la Cina “non deve essere visto come una nuova alleanza geopolitica”, dall’altro Matteo Salvini sottolinea che “il memorandum non è un testo sacro, si può modificare”. In presenza di rischi per la sicurezza “dirò un secco no”, aggiunge.
Il memorandum d’intesa tra Italia e Cina sulla ‘Belt and Road Initiative‘, la nuova Via della Seta voluta da Pechino per connettere Asia, Europa e Africa, ha sollevato un polverone di polemiche visto che l’Italia starebbe per diventare il primo paese del G7 ad appoggiare formalmente la spinta all’investimento globale della Cina.
Anche all’interno della maggioranza del Governo italiano, la discussione sulla nuova Via della Seta continua a tenere banco. Nonostante il ministro dell’Economia Giovanni Tria minimizzi (“è una tempesta in un bicchier d’acqua”) e il premier Conte assicuri l’adesione “con tutte le cautele” smentendo il rischio di “colonizzazione” paventato da Salvini, è ancora in discussione il memorandum, che dovrebbe essere firmato la settimana prossima, durante la visita a Roma del presidente cinese Xi Jinping in calendario il 21, 22 e 23 marzo.
Favorevole alla nuova Via della Seta il capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, secondo il quale con il memorandum “si comincia a prendere i prodotti italiani e a portarli in Cina. L’intesa che firmerò come ministro dello Sviluppo economico assieme al presidente cinese servirà anche ai porti del Sud. E soprattutto porterà nuove occasioni di sviluppo in porti come quelli di Taranto, dunque è una grande opportunità per le nostre imprese. Tante partnership e occasioni di lavoro in Cina per le nostre aziende che significa portare il Made in Italy nel mondo”.
Matteo Salvini, invece, tira il freno e punta sulla sicurezza nazionale. “Se ci sarà il solo lontanissimo dubbio che certe acquisizioni possano mettere in difficoltà la sicurezza nazionale – ha detto Salvini -, da ministro dell’Interno dirò un secco no. Prima di permettere a qualcuno di investire sul porto di Trieste o Genova, guarderei a fondo. Se fosse un americano nessun problema, se invece venisse dalla Cina sarebbe diverso. Ogni investimento in settori strategici necessita la massima prudenza”.
In merito al memorandum, il leader leghista , in una conferenza stampa a Montecitorio ha detto: “Stiamo leggendo. Ma il memorandum non è un testo sacro, si può modificare, si può migliorare“.