14 morti in 36 ore a causa del blackout che ha colpito il Venezuela.
Dopo più di 30 ore l’energia elettrica non è ancora ritornata in varie zone di Caracas e in almeno 14 dei 23 Stati del Venezuela, solo alcune zone del Paese hanno visto ripristinata la fornitura di energia elettrica. A Caracas l’energia oggi è tornata a mancare anche in quelle zone in cui ieri era stata ripristinata. Nella capitale alcuni manifestanti hanno protestato bruciando gommoni per di strada o facendo sentire la loro indignazione a suon di pentole, i cosiddetti ‘caceroleos’.
Le vittime
Situazione più grave registrata negli ospedali. Nell’Ospedale Manuel Nunez Tovar di Maturin, capitale dello Stato sono morti nove pazienti ricoverati nel servizio di emergenza, due in ostetricia, uno in traumatologia e uno in terapia intensiva neonatale. Un’altra persona è invece deceduta nell’ospedale centrale di Maracay, a ovest di Caracas. I medici hanno utilizzato le luci dei cellulari per raggiungere i malati e spostarsi per i reparti.
Le manifestazioni
Migliaia di persone si sono radunate per una manifestazione guidata dal leader dell’opposizione, Juan Guaidó a Caracas. Guaidò lo scorso gennaio si è autoproclamanto presidente ad interim del Venezuela. Qualche tensione si è poi registrata per la presenza di unità antisommossa della polizia venezuelana, ma le forze dell’ordine si sono poi ritirate senza incidenti, lasciando lo spazio libero per la protesta.
Il presidente Nicolas Maduro ha chiesto una contromanifestazione a sostegno del suo governo lo stesso giorno e nello stesso momento in cui è stata convocata quella dell’opposizione. “Continuiamo con la lotta e la vittoria in risposta alla permanente e brutale aggressione contro il nostro popolo”, ha scritto Maduro su Twitter, invitando i cittadini a mobilitarsi e aggiungendo che “oggi più che mai siamo antimperialisti”. E ha concluso: “Non ci arrenderemo mai!”.