Il premier Giuseppe Conte ha pubblicato la lettera inviata a Telt nella quale chiede il rinvio sui bandi. “La società Telt mi ha appena risposto confermandomi che i capitolati di gara non partiranno senza l’avallo del mio governo e del governo francese e che, al momento, si limiteranno esclusivamente a svolgere mere attività preliminari, senza alcun impegno per il nostro Stato”. “Ho chiarito che questo Governo e le forze politiche che lo sostengono si sono impegnati a “ridiscutere integralmente” questo progetto e che abbiamo intenzione di interloquire con la Francia e con l’Unione europea alla luce delle più recenti analisi costi-benefici da noi acquisite. Ovviamente non vogliamo che nel frattempo si perdano i finanziamenti europei già stanziati“.
Palazzo Chigi precisa che ‘si va verso il rinvio, lunedì non ci saranno i bandi’. L’obiettivo di Telt dunque è quello di rispettare la volontà dei governi.
Intervenuto capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio: “Adesso è tutto molto chiaro: Salvini piegandosi al M5s è il vero responsabile dello stop a una infrastruttura fondamentale per lo sviluppo del Paese. Nnoi abbiamo aperto i cantieri non Salvini. Nulla era bloccato. Gli investimenti totali crescevano al ritmo di 4% anno negli ultimi due anni. Con Lega e M5S diminuiscono. Salvini è stato troppo impegnato a girare in una continua campagna elettorale per guadagnare qualche punto percentuale al suo partito mentre gli investimenti sono bloccati da quando loro sono al governo”, prosegue Graziano Delrio, capogruppo Dem ed ex ministro delle Infrastrutture.
Il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparimo non ci sta. La lettera di Palazzo Chigi invita Telt “a non fare i capitolati d’appalto, lasciando aperto uno spiraglio non chiarissimo. Vedremo lunedì”. “È come se il governo dicesse di far partire le manifestazioni d’interesse, sapendo già che i capitolati d’appalto non saranno mai affidati – aggiunge – una roba da Repubblica delle banane”. “Se i bandi non partono senza se e senza ma, il governo vada in Parlamento e si assuma le sue responsabilità. Se non è in grado di farlo, se ne vada a casa”.
Per il presidente della Camera, Roberto Fico “Il no alla Tav è una “battaglia identitaria del Movimento 5 Stelle” che risale alla prima riunione del 2005. “È nella manifestazione No Tav che hanno preso parte i primi meetup”, ricorda Fico. Per il presidente della Camera “la legislatura è saldamente in piedi, c’è la nostra Carta costituzionale, la nostra Repubblica e semmai avverrà qualcosa la parola passerà sempre al Presidente della Repubblica, non al presidente della Camera”.
Matteo Salvini smorza sulla crisi di governo e incalza sulla volontà di procedere con l’opera. “Io rimango convinto che la Tav si debba fare, per collegarci al resto dell’Europa. Stiamo lavorando per riaprire tutto quello che altri hanno bloccato per anni e io farò di tutto perché, coinvolgendo la Francia e l’Europa, l’opera si faccia. Gli italiani ci chiedono di lavorare e questo faremo”.
Sono oltre un migliaio i torinesi che partecipano al flash mob delle madamin davanti a Palazzo Carignano a Torino, storica sede del primo Parlamento italiano, per dire “si Tav subito”. I cittadini in piazza indossano indumenti arancioni, il colore del comitato Si Torino va avanti delle madamin. Con loro anche Mino Giachino, l’altro organizzatore delle manifestazioni a sostegno della nuova linea ferroviaria ad Alta Velocità.