La polizia di Catania ha arrestato quattro persone con l’accusa di “tratta di persone pluriaggravato dalla transnazionalità del reato, dall’aver agito in danno di minori, esponendo le persone offese ad un grave pericolo per la vita e l’integrità fisica nonché dei delitti di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di sfruttamento della prostituzione”
In manette sono finiti Helen Ihama (cl.1977), Eddy Ihama, Epios Amolwi (cl. 1988) e EGHIANRUWA Juliet Eghianruwa (cl.1994). L’indagine trae origine dalle dichiarazioni di una giovane cittadina nigeriana “Onda” – nome di fantasia, n.d.r. – giunta presso il porto di Catania nel luglio del 2016 a bordo della nave della Guardia Costiera Italiana “Luigi Dattilo – CP 940”, insieme ad altri 359 migranti di varie nazionalità.
Catana, il blitz della polizia contro il traffico dei migranti
Dal racconto di “Onda”, all’epoca minorenne, “si apprendeva che la ragazza era stata reclutata nel paese di origine con la falsa promessa di una occupazione lavorativa lecita da svolgere in Italia presso la sorella della donna che l’aveva reclutata: dopo essere stata sottoposta al rito esoterico ju-ju, con il quale si era impegnata a ripagare il debito di ingaggio contratto pari a circa 20.000 euro, aveva lasciato la Nigeria e, attraverso la Libia, era giunta in Italia nel mese di luglio 2016”.
Arrivata sul territorio nazionale la minore era stata contattata dalla “madame” che l’attendeva in Italia: la donna le aveva preannunciato che avrebbe provveduto a prelevarla dal centro di accoglienza ove era stata collocata per avviarla alla prostituzione su strada al fine di saldare il debito d’ingaggio contratto in madrepatria. La madame era Helen Hiama che aveva reclutato altre connazionali già “messe a reddito” nel settore della prostituzione su strada e aveva anche il controllo di numerose postazioni lavorative nel Casertano che concedeva in godimento a connazionali in cambio di un corrispettivo mensile in denaro pari a circa 100 euro (postazione che veniva chiamata “Ugbo” ovvero “il terreno” ad indicare proprio i pochi metri di strada assegnati).