Il premier Giuseppe Conte “non ha aperto a nessuna ipotesi di mini-Tav né ha mai richiesto un ulteriore contributo all’analisi costi-benefici dell’opera, contributo che è stato invece sollecitato dal Mit (ministero dei trasporti di Danilo Toninelli, ndr)”. Si legge in una nota di palazzo Chigi in cui si smentiscono alcune “ricostruzioni apparse questa mattina su alcuni quotidiani”.
Il Presidente Conte “non ha mai anticipato nessun giudizio – prosegue la nota -, mentre ha sempre ribadito e ancora ribadisce che verrà presa, nella massima trasparenza, la migliore decisione possibile nell’interesse esclusivo del Paese e dei cittadini”. La decisione sull’opera arriverà “all’esito dello studio attento del dossier e del confronto politico che ne conseguirà”, si legge ancora nel comunicato della Presidenza del Consiglio.
La “mini Tav”, il Governo si ricompatta: nuova analisi costi-benefici
La “mini tav” ricompatta il Governo gialloverde. Secondo informazioni della mattinata, il premier Conte ci crede e rilancia: “L’opera non si può bloccare: mi occuperò io della revisione”, avrebbe detto il presidente del Consiglio ai due vicepremier Di Maio e Salvini. Ma da Palazzo Chigi smentiscono.
L’alternativa della Lega è quella di un referendum regionale per i cittadini del Piemonte. Intanto secondo una mini-analisi costi/benefici a integrazione del primo documento, le perdite italiane si sarebbero ridotte da 7 a 3,5 miliardi di euro.
Le proposte sul tavolo di Conte per sbloccare i cantieri della Tav
Ai redattori del primo documento, Marco Ponti e Francesco Ramella, Conte avrebbe commissionato un’integrazione sulle sole perdite relative parte italiana della Tav. Sarebbero quindi state scorporate dal conteggio iniziale le spese che dovranno sostenere francesi e Ue. Così, con questi nuovi numeri in mano, il presidente del Consiglio incontrerà Emmanuel Macron per ritrovare l’intesa perduta.
L’obiettivo della Lega è salvare i 300 milioni di finanziamento dell’Unione europea sbloccando così bandi sospesi dal ministro alle Infrastrutture Toninelli. Per quanto riguarda le penali l’Avvocatura dello Stato avrebbe parlato di 1,7 miliardi di euro, ai quali aggiungere i costi di adeguamento del Frejus per 1,5 e di chiusura dei cantieri per 400 milioni per un totale di 3,6 miliardi. Ma terminare la Torino-Lione all’Italia costerebbe ancora 4,7 miliardi. Congelando, invece, l’adeguamento della tratta italiana, si scenderebbe a 3. “Tra i costi resterebbero – si legge su La Stampa- i 4,6 miliardi di minori introiti per lo Stato dai mancati pedaggi autostradali e dalle accise sulla benzina”.