I risultati delle elezioni regionali in Sardegna sono ovviamente oggetto di analisi politica di osservatori pronti e attentissimi. Ciascuno con le proprie conclusioni, soprattutto in relazione alla propria posizione politica, cosicché queste risultano le più differenti e le opinioni il più delle volte, del tutto di parte.
Che in Sardegna abbia vinto il centro-destra è un dato di fatto, ben altra cosa è osservare come si sia orientato il voto e quali rapporti di forza si siano verificati dentro lo stesso centro-destra, il significato del voto del centro-sinistra, ed, infine, il risultato de MS5.
Il centro-destra vince con il 47,81%, il centro-sinistra si attesta al 33%, il Movimento 5 Stelle all’11%.
Tutti gli osservatori sono concordi nel decretare il tracollo del Movimento 5Stelle soprattutto rapportando il risultato di oggi al risultato delle politiche del marzo 2018 secondo un criterio sbagliato, perché confrontare elezioni politiche nazionali con elezioni amministrative sul territorio, vuol dire non considerare quanto incidono sull’elettore differenti ordini di sollecitazioni.
Inoltre non si può prescindere dal dato importantissimo che il suo 11% il Movimento l’ha ottenuto presentando una sola lista in competizione titanica con gli oltre 1400 candidati delle decine di liste a sostegno del centro-destra e del centro-sinistra: quello che piuttosto dovrebbe sorprendere è come abbiano potuto ipotizzare una vittoria in queste condizioni.
Analizzando il 47,81% ottenuto dal centro destra, la Lega ottiene l’11,47%, lo storico Partito Sardo d’Azione il 10%, F.I l’8.8% e Fratelli d’Italia il 4,7% .
Questa analisi evidenzia subito come Lega e Movimento 5Stelle, i due partiti di governo, abbiano ottenuto lo stesso consenso; e quanto per il centro-destra è stata determinante la candidatura di Solinas, esponente di rilievo dell’ultra centenario Partito Sardo d’Azione, che ha garantito quell’indispensabile rapporto col territorio che non potevano avere i 5 Stelle e che non aveva nessun partito della coalizione.
Quando la gentile Lilli Gruber, attorno al tavolo di Otto e mezzo, chiede ai suoi ospiti se ha vinto la Lega o hanno perso i 5Stelle, non fa altro che continuare indefessamente nella sua pervicace opera di demonizzazione dell’avversario soprattutto se vincente, e delle vittorie del quale non riesce a farsi una ragione.
Andando al centro-sinistra, questo termina la corsa con un distacco dal centro-destra del 15%; all’interno della coalizione il PD scende al 13%, il candidato Zedda totalizza 40.000 voti più delle liste di coalizione realizzando un effetto trascinamento meritorio ma infruttuoso.
Questa dovrebbe essere l’analisi oggettiva dei risultati e da questa dovrebbero prendere le mosse critiche, opinioni, eventuali suggerimenti. In questo senso, 5Stelle e Lega soprattutto dovranno gestire con molta attenzione la campagna per le prossime elezioni europee e per le elezioni regionali in Piemonte, sempre a maggio.
I temi sono parecchi, complessi e tutti importanti: TAV si, Tav no, che rischia di trasformare le regionali in Piemonte in un referendum pro Lega; autonomia del Veneto e Lombardia si o no, con il rischio di una rivolta delle regioni del sud: vedi già il Presidente De Luca per la Campania. Alitalia compagnia di Stato si ( 5 Stelle) o no (Lega e ministro Tria).
Signora Gruber, Lei che si occupa dell’attualità più attuale con penetrante ed imparziale spirito critico, ce la fa una trasmissione sull’attuale affaire “papà Renzi” con l’aiuto del prezioso Paolo Pagliaro?