L’azienda chiude, ma i dipendenti non si arrendono e acquistano lo stabilimento grazie alle quote del tfr rilevando così la società che oggi ha un fatturato di 20 milioni di euro. È la storia a lieto fine dei dipendenti della Wbo Italcables che dopo due anni di cassa integrazione, mobilità e chiusura dello stabilimento di Caivano, in provincia di Napoli, si sono costituiti in cooperativa per salvare il posto di lavoro.
La rinascita
Dalle ceneri dell’Italcables è nata così la nuova azienda che produce trefolo e filo per cemento armato precompresso, la Wbo Italcables dove Wbo sta per “workers buyout“, cioè lavoratori che acquistano la società di cui sono stati dipendenti. I 51 lavoratori hanno sfruttato una legge del 2013 che riconosce la prelazione a favore dei lavoratori di imprese in crisi.
È stato necessario pagare il fitto del ramo d’azienda per 3 anni dal 2015, la maxi rata finale per acquisire i 75 mila metri quadri dello stabilimento. Nel tempo non sono mancate le difficoltà burocratiche e i presidi giorno e notte per proteggere i macchinari dai furti. L’azienda che adesso è ripartita con la produzione non è la sola nel Mezzogiorno, tante altre realtà sono riuscite nell’impresa, ma nessuna delle dimensioni della Wbo Italcables.
L’ultima rata da pagare è arrivata nel novembre dello scorso anno. Ciascuno dei 51 dipendenti ha versato 25 mila euro dalla sua mobilità e ha messo la sua firma sulla rinascita di una fabbrica chiusa con un mercato ancora attivo e una lista di ordini ancora da evadere. “È stato come lanciarsi senza paracadute” racconta Raimondo Liberatore, direttore dello stabilimento”.